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Parola da Cavaliere

von Augusta Forconi

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Ahi parola da cavaliere, quante
semplici donzelle hai tradite? Quanti
poveri creduli hai scavalcato?

Francesco F. Frugoni (1692-1768)
Incerte, leggere, vane, discordi,
tumultuose, agitate sono le parole.

Torquato Tasso, Dialoghi
Non era ambizione, credetelo...
Pensavo soltanto al gran bene
che dall'alto del trono avrei
potuto fare all'Italia.

Antonio Ghislanzoni (1824-1893)
Lo usare parole contro al nimico
poco onorevoli nasce il più delle volte
da una insolenzia che ti dà
o la vittoria o la falsa speranza
della vittoria.

Niccolò Machiavelli, Il Principe
Comunismo: parola e idea esotica.

Niccolò Tommaseo, Dizionario della lingua italiana
Widmung
Erste Worte
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Quando comparve sulla scena politica, il miliardario milanese Silvio Berlusconi era noto ai più soprattutto come padrone di Canale 5, Rete 4 e Italia 1: ossia le televisioni commerciali che, senza far pagare alcun canone, mandavano in tutte le case le loro immagini fatte di ballerine seminude e ridenti, di telenovelas strappalacrime, di giochi a quiz dove, rispondendo a domande del genere «Qual è la capitale d'Italia?», si vincevano ricchi premi in gettoni d'oro, e di tanti messaggi pubblicitari in cui si mostrava che, grazie all'acquisto di quel tal formaggio, di quella tale automobile o di quel tal detersivo, chiunque poteva diventare giovane bello ricco e radioso come gli uomini e le donne che sul teleschermo mangiavano quel formaggio, sfrecciavano su quell'automobile e strofinavano le loro linde casette con quel detersivo.
Zitate
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Dell'uomo politico Silvia Berlusconi colpì subito il linguaggio: in un paese abituato da decenni alle oscure prolissità e alle trasversalità del politichese il linguaggio elementare dell'imprenditore milanese, il suo voler parlare «come parla la gente normale», il frequente ricorso a battute, storielle e barzellette, persino il vezzo naïf di parlare continuamente di sé, tutto ciò non lasciò indifferente, seppure per motivi diversi, né la casalinga né il professore di filologia.
E, insieme alla natura del linguaggio, grande curiosità destò la qualità di parlatore fluviale, inarrestabile, a getto continuo, che caratterizzava Berlusconi.
Chi volesse cimentarsi nella redazione di un lessico di frequenza berlusconiano, vedrebbe una pargoletta di due sole lettere guizzare rapida per andare a insediarsi al primo posto, da dove poi guaderebbe rotonda e sicura giù in basso, verso «le altre»: la parola in questione è il pronome personale di prima persona singolare, quell'io che faceva esclamare al Carlo Emilio Gadda della Cognizione del dolore: «L'io, l'io!... Il più lurido di tutti i pronomi!».
Molti secoli fa, l'uso spregiudicato del termine libertà era stato stato da Francesco Guicciardini, che ne aveva messo in guardia i suoi contemporanei: «Non crediate a costoro che predicano sì efficacemente la libertà, perché quasi tutti, anzi non è forse nessuno che non abbia l'obietto agli interessi particolari: e la esperienza mostra spesso, e è certissimo, che se credessino trovare in uno stato stretto [=autoritario] migliore condizione, vi correrebbono per le poste [=in tutta fretta]».
Raccomandava Gustave Flaubert nel suo Dizionario dei luoghi comuni: «Famiglia: parlarne sempre con rispetto».
Non si può certo dire che Berlusconi non obbedisca a questa sollecita avvertenza.
[...] quanto scrive Gaetano Berruto nella Sociolinguistica dell'italiano contemporaneo [...]: «...elementi dell'italiano burocratico emergono volentieri... anche nell'italiano popolare. Contribuiscono a questa funzione del linguaggio burocratico da un lato un certo fascino celato dell'ufficialità, all'altro il gusto per un parlare... piuttosto ampolloso e ridondante (che aumenti apparentemente l'importanza di chi parla)».
Letzte Worte
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