Un testo fondamentale per ogni militante ed attivista, che approfondisce il tema dell’organizzazione operaia, della sua strategia e della sua prassi. Tre saggi, tre lezioni, scritte tra il 1992 e il 2008. La nascita delle prime Camere del Lavoro in Italia, l’opera e il pensiero di un intellettuale anomalo, Osvaldo Gnocchi-Viani, e in conclusione, l’esperienza del socialismo belga di fine ottocento. A partire da queste esperienze storiche si analizzano le forme organizzative dei partiti, dei sindacati e dei movimenti, s’indaga il rapporto tra organizzazione economica e organizzazione politica. Per l’autore a partire dall’implosione del comunismo e dalla fine del ‘secolo socialdemocratico’, “nasce l’esigenza di riportare alla luce i disegni e i progetti, i calcoli e i modelli dei costruttori. Ogni crisi di rifondazione chiama ed esige il recupero del punto di vista genetico.” Storiografia contro ideologia, mutualità e resistenza, sindacato di mestiere e sindacato d’industria, estraneità e integrazione, sindacalismo verticale e sindacalismo orizzontale, autonomie confederate e statalismo, lotta economico sociale e lotta politica, delega e rappresentanza, sindacato-istituzione e sindacato-movimento, il rapporto sapere-potere che sottomette ad una èlite intellettuale i movimenti sociali bloccandone l’autoemancipazione politica e culturale, l’autonomia del sociale e l’autonomia della politica, associazionismo e/o organizzazione. Mancano invece, in questi tre saggi, riferimenti e considerazioni alle varie esperienze del sindacalismo rivoluzionario e d’azione diretta. Infine la politica come prolungamento della guerra, sono questi i temi affrontati, argomenti ineludibili ieri come oggi. Queste sono le grandi questioni quasi sempre evase, spesso semplificate quando non del tutto mistificate dalle ideologie dei partiti, dei gruppi e delle sette. Dal rifiuto dell’ideologia del presente e di una memoria nostalgica ad una memoria critica che sappia inventare il futuro. Interessanti anche le riflessioni finali sui movimenti sociali degli anni 60/70 e dei movimenti altermondialisti(Seattle, Porto Alegre) dei giorni nostri.
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Per l’autore a partire dall’implosione del comunismo e dalla fine del ‘secolo socialdemocratico’, “nasce l’esigenza di riportare alla luce i disegni e i progetti, i calcoli e i modelli dei costruttori. Ogni crisi di rifondazione chiama ed esige il recupero del punto di vista genetico.”
Storiografia contro ideologia, mutualità e resistenza, sindacato di mestiere e sindacato d’industria, estraneità e integrazione, sindacalismo verticale e sindacalismo orizzontale, autonomie confederate e statalismo, lotta economico sociale e lotta politica, delega e rappresentanza, sindacato-istituzione e sindacato-movimento, il rapporto sapere-potere che sottomette ad una èlite intellettuale i movimenti sociali bloccandone l’autoemancipazione politica e culturale, l’autonomia del sociale e l’autonomia della politica, associazionismo e/o organizzazione. Mancano invece, in questi tre saggi, riferimenti e considerazioni alle varie esperienze del sindacalismo rivoluzionario e d’azione diretta.
Infine la politica come prolungamento della guerra, sono questi i temi affrontati, argomenti ineludibili ieri come oggi.
Queste sono le grandi questioni quasi sempre evase, spesso semplificate quando non del tutto mistificate dalle ideologie dei partiti, dei gruppi e delle sette. Dal rifiuto dell’ideologia del presente e di una memoria nostalgica ad una memoria critica che sappia inventare il futuro. Interessanti anche le riflessioni finali sui movimenti sociali degli anni 60/70 e dei movimenti altermondialisti(Seattle, Porto Alegre) dei giorni nostri.
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