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Werke von Ulrich Ladurner

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Vienna (2005) — Mitwirkender — 185 Exemplare
Die Iranische Bombe. Hintergründe einer globalen Gefahr (2006) — Autor, einige Ausgaben3 Exemplare

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Non è la ricostruzione "militare" della famosa battaglia (23 e 24 giugno 1859), ma il resoconto di un viaggio che l'autore ha svolto nei luoghi della battaglia stessa, utilizzando come guida il diario che il bisnonno Peter, soldato asburgico di Merano, con pazienza e tenacia tenne tra il suo arruolamento, nel 1858, e la fine del servizio nel 1861. Il bisnonno Peter era a San Martino, protagonista e testimone della carneficina che coinvolse austriaci di varie nazionalità contro italiani e francesi (anch'essi di varie nazionalità: molti gli algerini arruolati come zuavi) nello scontro più famoso della cosiddetta II guerra d'Indipendenza italiana. "Cosiddetta" perché dal punto di vista di un soldato asburgico, quella non era una giornata di gloria ma era piuttosto la sconfitta che segnò l'inizio del declino e poi del crollo dell'Impero Austro Ungarico, scomparso del tutto con la I Guerra mondiale.
Il viaggio è una ricostruzione commentata dei fatti, inframmezzati dai racconti del bisnonno, attraverso la visita ai luoghi, all'ossario (oltre 9.000 teschi e innumerevoli ossa ben classificate dagli antropologi italiani nel 1869/70) ed ai musei dedicati all'evento, il più interessante dei quali però non sta proprio lì ma a pochi chilometri a Nord, a Castiglion della Pescaia, ed è il museo della Croce Rossa Internazionale, fondata da Henry Dunant in quell'occasione, che contiene resti e reperti di tutti gli interventi della Croce Rossa stessa da allora fino ai giorni nostri. Tra gli altri anche schegge e proiettili repertati con il nome del soldato cui furono estratti, la data ed il nome del medico che eseguì l'operazione. L'autore, su questi reperti, ipotizza di aggiungere, ove si potesse, anche il nome del soldato che quel proiettile o bomba lanciò, a monito perenne ritenendo che: "se anche il carnefice avesse un nome, e non solo la vittima, se il carnefice sapesse esattamente il nome dell'uomo cha ha ferito, mutilato, ammazzato, non sarebbe capace di sparargli addosso, perché si sentirebbe un assassino e non più un soldato".
Tutto il libro è un inno all'inutilità ed alla disumanità della guerra e della carneficina che fu quella battaglia, la più sanguinosa di tutto il XIX secolo.
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½
 
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ddejaco | Jan 17, 2011 |

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