Duncan McLaren

Personaggio solitario, ma in tensione verso e non contro l’altro da sé (inteso come la comunità, la città), è il Duncan McLaren che si narra autobiograficamente in Personal Delivery. Questo suo cammino è estremamente mediato perché avviene quasi esclusivamente attraverso l’esperienza artistica, o più esattamente l’esperienza critica dell’arte. Il suo diario percorre una Londra capitale della rarefatta arte contemporanea, non quella scontata e alla moda bensì quella delle piccole gallerie e degli artisti underground (ma non solo). E’ interessante anche notare come la forma mista di diario e critica d’arte si richiami a pratiche simili affermatesi fra la metà e la fine del XIX secolo, sia pure aggiornata con l’inserimento di elaborati grafici come fotografie, manoscritti, disegni. E’ altresì degno di interesse il modo in cui struttura del racconto ed elementi visivi confluiscono nel finale ricapitolando le linee dell’intreccio, riecheggiando una pratica cinematografica non naturalistica, tipicamente post-moderna. La dimensione auto-riflessiva e parodica permette una presa ironica sui meccanismi della comunicazione di massa e del marketing che vengono applicati fuori luogo o colti nella loro assurdità, con effetti comici.… (mehr)

Too much of Duncan looking, not enough of Enid found. This is a tiresomely whimsical travel/memoir by a narcissist whose one joke was to keep coupling Blyton with sex. It was a bit amusing at first, but I wish he had talked more about the hundreds of books she wrote and the cult status she achieved in children's literature. Simplistic, snobbish and limited she may have been, but she deserved more of a spotlight in this book, and her fatuous seeker deserved less of one.

No. I did not think this one worth my time or money.… (mehr)