Libri fantasy e non

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Libri fantasy e non

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1ousia
Sept. 18, 2009, 6:31 am

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2ousia
Sept. 18, 2009, 6:43 am

Scrivo per sottoporvi la seguente domanda.
Premetto che detesto i romanzi di fantascienza, i fantasy (Potter, Tolkien, ecc., ecc.). So che già qui mi inimico molti di voi, ma non importa.
Non mi piacciono questi romanzi perchè mi son sempre chiesto: come posso criticare (anche positivamente, orbene) gli autori di tali opere quando non posso entrare nel meccanismo interno del mondo da loro costruito? Ossia, posso rimproverare a Tolkien che un hobbit non si può comportare in un certo modo, come faccio invece per una Anna Karenina? Posso obiettare qlcosa ad Asimov su come dovrebbe essere la vita "reale" a bordo di un'astronave, mentre posso criticare la carica dei personaggi sociale/politica ecc. di un Pasolini, di un Verga?
Non ho elementi seri per poter criticare (ripeto, nel senso di apprendere) il comportamento di un mago ad una scuola di magia, non riesco a dedurne la qualità complessiva dell'opera.
Certo, la qualità si deduce pure dalla dinamica interna, dal plot, dalle descrizioni, ecc.
Ma allora, se mancano elementi tanto importanti, come posso evitare di dire che esse siano pure e semplici opere di "evasione"? Che non "trasmettono niente di profondo"?
Ammetto di vedere la cosa da una prospettiva di chi si è laureato in filosofia, però sono pronto ad accettare pareri autorevoli diversi dai miei!
Vale

3IoAnnalisa
Sept. 18, 2009, 9:21 am

Proprio da laureato in filosofia potresti vedere la cosa da molti altri punti di vista. La dimensione umana, la nostra mente, non si esaurisce nella realtà, vi è una componente immaginativa irriducibile. Non vorrei addentrarmi in discorsi troppo complessi ( per i quali neppure sono competente, visto che sono laureata in giurisprudenza) ma credo che la letteratura stessa nasca dall'immaginazione, dalla realtà rielaborata dalla mente. Che mi dici del mito? Delle fiabe?L'Odissea non è un'opera "fantastica"? E poi, che intendi per "evasione"? La letteratura fantastica è anche introspezione ( penso al mio amato E.T.A. Hoffman o a Calvino).

4ousia
Sept. 18, 2009, 1:01 pm

Vero, tutta la lettura è "fiction". Al lettore si chiede sostanzialmente una sospensione del giudizio.
Per me la letteratura non è realismo, altrimenti gran parte della poesia diverrebbe una manifestazione del proprio solipsismo.
Il punto è un altro. Al di là della evasione, intesa come intrattenimento, come suspence del "come va a finire, ecc.", cosa rimane poi nel mio vissuto di vicende che non ha alcuna "umanità" nel senso che sono confinati in universi non umani?
Hai ragione a parlare dell'Odissea, tuttavia la filosofia greca rimprovererà ai padri fondatori della lingua greca proprio l'eccessiva antropomorfizzazione degli dei (Senofane, poi Platone per l'esattezza). Gli dei greci, specie nella tragedia, sono profondamente umani, anzi impersonano lati della personalità degli uomini (vendetta, giustizia, invidia, bellezza, ecc.).
Non dico che i maghetti di Potter & co. siano di serie B, però allora il nostro Harry è uguale a Torless, oppure al protagonista del sopravvalutato romanzo di Salinger, ad Agostino di Moravia? Al protagonista dell'Isola di Arturo? Dei ragazzi di vita di Pasolini?
Non ne sono affatto convinto.
Cosa rimane a me della fenomenologia del nano di Tolkien? Cosa ho da imparare?
Per carità ognuno legge per il motivo che vuole, pure per ammazzare il tempo,però non ci si offenda se poi la si classifica come semplice letteratura di evasione. O no?
Vale
Ousia

5luigifoschini
Sept. 20, 2009, 3:21 am

Penso che occorra distinguere tra fantascienza e fantasy. La fantasy è opera di fantasia, l'equivalente moderno delle fiabe. C'è in genere una morale e questo è quanto ci si può aspettare, oltre ovviamente allo svago (che personalmente non vedo come una cosa negativa).

Invece, la fantascienza, come dice la parola stessa, è l'estrapolazione nel futuro di questioni attuali. Quando viene inventata una nuova tecnologia o fatta una nuova scoperta, viene sempre da chiedersi quali implicazioni potrà avere sull'umanità nel lungo periodo. In pratica, si basa sul concetto di "che succederebbe se...". Basti pensare a quanti romanzi hanno avuto per tema le aberrazioni genetiche. Vale anche il contrario: cioè la fantascienza può anche attivare ricerche scientifiche vere e proprie, come per esempio quelle sul teletrasporto. Oppure pensiamo agli apparecchi di trasmissione in dotazione all'equipaggio dell'Enterprise di Star Trek - mi riferisco alla prima serie televisiva degli anni sessanta: come assomigliano ai cellulari di oggi...

In fondo, la fantascienza risponde al vecchio quesito dell'umanità di conoscere il futuro, ma evitando maghi e sfere di cristallo, si cerca di valutarlo estrapolando le conoscenze tecnologiche del presente. Non è un caso che la fantascienza sia praticamente nata nel XIX secolo, probabilmente in seguito alla rivoluzione industriale, e poi sia letteralmente esplosa negli anni cinquanta, dopo che la bomba atomica aveva fatto capire quanto tangibili fossero gli effetti della scienza.

Ousia (hai proprio tanta paura di rivelare il tuo nome?) vedo che nella tua libreria c'è Farenheit 451 di Bradbury: non ti ha lasciato proprio niente? Non hai imparato proprio nulla da quel libro?

6ousia
Sept. 21, 2009, 3:09 am

Giusta distinzione e precisazione, Luigi. Ho anche apprezzato la tua bibl. (la mia invero è largamente incompleta: devo inserirne almeno 4 volte tanto). Da quel che vedo, casco un po' male con te riguardo alla fantascienza.
In realtà credo che il libro di Bradbury appartenga più al filone dell'utopia che a quello della fantascienza vera e propria, come 1984, ad ex. Sia l'uno che l'altro, poi riguardano persone umane, non fantomatici ibridi, simil-homo, nani, elfi, cioè le persone che siamo noi. La differenza mi pare evidente.
Ho sollevato due ordini di problemi, nel mio primo intervento. Come posso muovere una critica all'autore se basa il suo mondo su personaggi e contesti totalmente non-umani? Come posso dire a lui: "Hai fatto un cattivo prodotto perché un mago, o un hobbit non si comporta così?" Non ha senso.
Se questa critica fosse vera, ecco la seconda questione: cosa mi lascia, al di là del normale intrattenimento e della suspence per la trama ben elaborata, il testo se non posso che prendere atto di ciò che mi presenta l'autore, ossia se non ho alcun tipo di alternativa interna all'opera da proporre? Il mondo che l'autore ha creato e che vengo a conoscere con lui, comincia e finisce con il libro o i libri che lui ha scritto, non posso avere alcun riscontro nel mondo reale nostro. Questa per me è una grande limitazione.
Ma sono aperto a proposte alternative
Vale
P.S. Un nome non significa nulla, diceva Shakespeare

7IoAnnalisa
Sept. 21, 2009, 2:09 pm

Sono d'accordo circa Farenheit 451; non è un romanzo di fantascienza in senso proprio trattando di "utopia negativa". L'ho letto non da molto tempo e mi è piaciuto assai ( vedi mia recensione) propri perchè fantasioso, ma pregno di profonde connotazioni esistenziali ed anche morali, se si vuole. Il termine fantasy non mi piace un gran che e sostenere che il genere fantasy sia frutto di mera fantasia o rappresenti la versione moderna delle fiabe mi pare un pò riduttivo. Quanto al discorso di ousia secondo cui non è possibile fare critica di romanzi fantastici perchè i personaggi sono di pura invenzione ( nani, elfi etc.) e pertanto indecifrabili quanto ad atteggiamenti psicologici, mi permetto solo far notare nella mia ignoranza che la fiaba ha origine remotissime; secondo Propp le fiabe traggono origine e/o sublimano in qualche modo riti di iniziazione. Quindi un'analisi psicologica o psicoanalitica mi pare ben possibile.
Financo Harry Potter potrebbe essere analizzato in tale prospettiva. Il male, l'innomabile, il "tu sai chi" non spaventa tutti nell'infanzia, nell'adolescenza e anche da adulti? Il magico ed il meraviglioso, comunque, sono dentro ognuno di noi e pertanto non vedo perchè non si possa fare critica sulla letteratura fantastica. Non capisco. Sarà perchè sono una strega???
La fantascienza poi prefigura immagini e situazioni future possibili che aprono la mente. Non vedo dove sia la limitazione, vedo piuttosto un allargamento, una proiezione di prospettive. Star Trek oggi fa molta tenerezza scenograficamente parlando.

8ousia
Sept. 22, 2009, 5:16 am

Il testo di Propp sulla fiaba russa ormai è considerato un classico della critica.
Hai fatto bene a citarlo. In effetti nell'opera si rileva come tutti i tipi di fiaba si possano ridurre a schemi o personaggi archetipi a cui poi ciascuna fiaba si riconduce, pur nella propria originalità.
Tu però sposti leggermente il discorso: se ci ficchiamo nella psicanalisi, freudiana o jungiana che sia, non ne usciamo più.
E' chiaro che ogni scritto, fiaba, novella, romanzo, fiction, ecc. ecc. sono scritte da esseri umani, che pensano e ragionano come umani, dunque il prodotto non può che considerarsi umano, in un certo senso "reale".
La mia critica rimane: dal momento che entro nel mondo CREATO dall'autore, insisto sul verbo, devo sottostare in tutto e per tutto al suo volere: non ho margini di trattativa né in termini spaziali, né temporali, né dei personaggi, tantomento della storia che viene raccontata.
Questo non succede se racconto quello che succede in Sicilia con Verga, in Spagna, Africa, Italia, ecc. con Hemingway, e chi più ne ha più né metta. Se Hemingway mi dice di aver pescato, che ne so, una balena con una canna da pesca mi metto a ridere e non lo leggo più. Ma quando un mago fa una magia non posso criticarlo, non posso avanzare alcuna pretesa: al più posso dire, è avvincente o meno, è divertente o meno.
Che poi la fantascienza apra la mente non c'è dubbio, ma forse apre la mente proprio perché scavalca gli impedimenti che le scienze fisiche ci obbligano a rispettare, ossia ci fa divagare proprio perché è im-possibile?
VALE

9luigifoschini
Sept. 25, 2009, 7:31 am

Se per voi Farenheit 451 non è un romanzo di fantascienza non so proprio cosa altro dire... E' come dire che un "Piccolo felino, dal corpo agile e flessuoso, baffi sensibili, zampe con artigli retrattili e manto che può presentarsi in diversi colori" non è un gatto, ma è un cane....

Dalle parole scritte da Ousia capisco che sta parlando di fantasy (Harry Potter, Tolkien & Co.). Ovviamente siete liberissimi di dire che per voi è fantascienza, come siete liberi di chiamare "cane" un "gatto". Questo però impedisce qualunque tipo di discussione, perché manca un qualsivoglia riferimento in comune.

Il fatto è che la fantascienza è proprio quella dei Bradbury, degli Asimov, dei Clarke, dei Dick e tanti altri autori che ormai sono scomparsi, soppiantati dalla fantasy. Basta curiosare un po' nelle librerie per vedere che gli scaffali dedicati alla FS ormai riportano le ennesime ristampe di questi autori (notare come gli autori morti pubblichino più di quando erano vivi...).

Anche nei film di FS si rispecchia la mancanza di idee e spesso vengono aggiunti elementi di fantasy, ma tanto nessuno se ne accorge perché soverchiati da strabilianti effetti speciali. I telefilm di Star Trek degli anni sessanta, anche se fanno tenerezza con le loro scenografie pitturate e i sassi di cartapesta, mantengono tutt'oggi una loro vitalità e interesse, proprio perché alla base c'era una sceneggiatura che portava qualcosa e l'effetto speciale era un divertente sovrappiù per creare l'atmosfera.

10luigifoschini
Sept. 25, 2009, 7:44 am

#6 Ousia hai scritto Un nome non significa nulla, diceva Shakespeare

Sai questo è un tema che abbiamo affrontato già l'anno scorso, peraltro sollevato sempre da me, cioè sul fatto che molti preferiscono manifestarsi con pseudonimi, invece che identificarsi.

Personalmente, sono abituato sempre a presentarmi e qualificarmi quando parlo con la gente: penso che sia una questione di civiltà. Difatti, oltre al fatto che già il mio username è dato dal mio nome e cognome, nel mio profilo su LT trovate anche il mio faccione e il link alla mia pagina web personale, con email, indirizzo, telefono. Essendo uno scienziato sono abituato a "metterci la faccia" in quello che dico e scrivo. Anche perché penso che se mi nascondessi, se mostrassi di essere il primo ad avere paura di quello che scrivo, come potrei poi pretendere che la gente mi creda?

Per contro, che devo pensare di gente che ha paura di esprimere le proprie idee e riesce a scrivere solo protetto dall'anonimato?

Devo anche dire che dopo la discussione dell'anno scorso non c'è stato un cambiamento, per cui non mi aspetto certo che tu muti le tue abitudini. Ci tengo però a fare presente in lista la cosa, forse perché spero sempre che la gente acquisti più coraggio nell'utilizzare un diritto così prezioso come la libertà di parola.

11IoAnnalisa
Sept. 25, 2009, 5:05 pm

Chiarisco, Luigi, non ho mai detto che Fareheneit 451 non è un romanzo di fantascienza, a mio parere non lo è nel senso che non vi è l'armamentario di robot, alieni etc.( se si esclude il magnifico segugio meccanico); ha una traccia di romanzo di critica sociale e morale, fondamentalmente. Il termine da me usato, poi, "fantasioso" ,non era in alcun modo riferito al genere "fantasy" ( di cui è proprio agli antipodi) ma alla felice ed immaginifica fantasia dell'autore che muove dal mondo reale cui ousia è tanto affezionato per ipotizzarvi una possibile evoluzione. Ho già detto che non concordo con quanto sostiene ousia secondo cui un romanzo di fantascienza non può essere oggetto di critica o meditazione perchè tutto sarebbe "inventato". Rifuggo proprio da tale visione della letteratura.
Circa la polemica sui nomi veri o finti, non ne farei una tragedia.

12ousia
Sept. 26, 2009, 5:15 am

Rispondo ai gentilissimi due miei ultimi interlocutori.
Parto della questione del nome. A Luigi (credo) dico che è troppo intelligente per pensare che il non firmarsi infici la avvedutezza o sfrontatezza delle affermazioni che si inviano. Per converso, non per il semplice fatto che ci si firmi per esteso, automaticamente si da' garanzia della giustezza delle proprie affermazioni!
Per inciso, a volte intervengo pure nella main-list di AIB-CUR: anche se a volte uso un acronimo, sono registrato con il mio nome e cognome. Le discussioni di AIB-CUR credo arrivino ad una comunità un po' più estesa della nostra bella realtà. Ergo non è la pubblicità che mi infastidisce. Ignoravo del tutto ci fosse stato lo scorso anno una discussione sull'anonimato: mi sono iscritto da meno di un mese...
In secundis mi pare che Annalisa sia stata chiara: io e lei non abbiamo del tutto la stessa visione in merito (ma sulla D. Commedia sì...).
Da ignorante del tema, ho fatto poca attenzione alla distinzione. Cronache di Narnia non è Star-Trek, è evidente. Perciò mi scuso. Il mio vuol essere un intervento un po' grossolano per suscitare anche un poco di reazione. Da filosofo, stando a quel che ho detto, dovrei ritenere un'opera come Alice nel paese... come narrativamente "ingenua", eppure so bene quanti e quali contenuti si celano dietro lo scritto (Carroll era un logico). In tal caso però mi controbbietto che Alice può esser letto in modo "puro", cioè senza saper nulla dell'autore e delle sue intenzioni, ma sarebbe riduttivo schiacciarlo a semplice racconto di fantasia. Insomma pur appartenendo allo stesso genere, Alice non è Twilight (così si chiama?).
Ma allora, mi direte, che vuoi dire? Dico che in opere fantasy o di pura fantascienza mi manca il riscontro con il piano della realtà, non riesco a leggerlo come Deledda o De Roberto, forse è un mio limite, ma non riesco ad interagire con il testo perchè narra di mondi inverosimili.
Confermo infine che Orwell e Fahrenheit 451 non sono fantascienza ma romanzi di genere utopico, mi dispiace. Orwell non è il pur abilissimo Aasimov. Tra il socialismo-futuribile e le guerre interstellari non vedo alcuna connessione (ma forse continuo a sbagliare).
VALE

13herr.proof
Okt. 6, 2009, 4:16 am

Metto qui i miei due centesimi di pensiero.
Si tratta solo di quanto gli Albionici chiamano "suspension of disbelief".
Non vedo il problema; chi ne ha di piu', chi di meno.

Dipende anche dall'argomento: alcuni hanno difficolta' col Fantasy, altri con le biografie.
Io ammetto di avere alcuni problemi con le storie (raccontate da mezzi di comunicazione antichi e moderni) riguardanti il "mondo reale": mi paiono, quelle si', assolutamente irreali e difficilmente rapportabili al mio sentire (e le critico, oh, se le critico.... anzi, le dismetto come assolutamente irrealistiche e anche parecchio irritanti: un mondo da matti! )

^___^

14IoAnnalisa
Okt. 8, 2009, 5:47 am

"Un'opera d'arte non è mai bella per decreto legge, obiettivamente all'unanimità. La critica è inutile, non può esistere che soggettivamente, ciascuno la sua, e senza alcun carattere di universalità. Si crede forse di aver trovato una base psichica comune a tutta l'umanità? Come si può far ordine nel caos di questa informe entità infinitamente variabile: l'uomo? Parlo sempre di me perchè non voglio convincere nessuno, non ho il diritto di trascinare gli altri nella mia corrente, non costringo nessuno a seguirmi e ciascuno si fa l'arte che gli pare".
Tristan Tzara

Ciao, è riferita ad altra arte, ma mi è caduta sotto gli occhi

15ousia
Okt. 8, 2009, 6:51 am

Meravigliosa citazione. Grazie Annalisa.
Non mi pare si possa obiettare alcunchè, non fosse altro per la autorevole fonte della citazione.
Spero davvero che la mia pseudo-provocazione non abbia indotto qualcuno a pensare che nelle arti esiste davvero qualcosa di oggettivamente, definitivamente bello-in-sé. Basti pensare che la D. Commedia non piace a tutti...
Dunque non si può che criticare soggettivamente. L'unico criterio inter-soggettivo, perchè quantitativo, diverrebbe allora il numero di persone che leggono un'opera.
Sorge allora la domanda: Dan Brown è il più grande scrittore del nostro tempo?
Perchè non premiano lui col Nobel? Forse a Stoccolma sono rimbambiti, oppure adottano dei criteri diversi? Quali sono questi diversi criteri?
Si potrebbe continuare all'infinito, quel che penso è che la soggettività dei gusti non deve coincidere con l'assenza di criterio. Tzara forse vedeva questa coincidenza, io vedo contiguità (e credo anche a Stoccolma...)
VALE

16IoAnnalisa
Okt. 8, 2009, 9:37 am

Senti, io ho capito una cosa: gli utenti di questo sito non amano chiacchierare e dibattere tant'è che stiamo parlando sostanzialmente fra me e te e pochi altri.
E del resto su Dan Brown e sulla ricerca di una "oggettività" che consenta distinguere letteratura di pregio o letteratura tout cour rispetto a letteratura per così dire commerciale si è già dibattuto mi pare nella discussione sui libri idolatrati ( o forse altra che non ricordo). Il tutto si è ovviamente e giustamente esaurito nel dire ciascuno la sua.
Ad ogni modo nei giorni scorsi ho visto Angeli e Demoni ( libro non letto, confesso) e devo dire che vi è una certa notevole abilità del nostro vituperato autore nell'individuazione delle tematiche e nella suspence giallistica. Resto dell'idea che si tratta di "spettacolo" e non di letteratura però.
Quanto al Nobel, vale Tristan Tzara.

17ousia
Okt. 9, 2009, 4:25 pm

Cara Annalisa, hai ragione.
Speriamo almeno che siano impegnati a leggere dei bei libri!

18Sophyl
Okt. 12, 2009, 5:46 am

Sono approdata su libraryThing da qualche giorno, vengo da aNobii (Ahahaha! Sembra un pianeta di una lontana galassia! Questo sì che suona davvero fantascientifico! :P)
Ousia cosa mi dici di Cent'anni di solitudine e del realismo magico per esempio?

Lucia!

19ousia
Okt. 12, 2009, 11:53 am

Anzitutto ben venuta, gentile Lucia!
In secondo luogo, perdona la mia ignoranza ma ad Anobii associo StarWars. Se non è così, sappi correggermi.
Per quel che riguarda Cent'anni, ho già risposto in un altro topics della nosta lista, credo quello sul top 5.
Per non farti perdere tempo, ti dico che è tra i migliori romanzi scritti del Novecento: un capolavoro, davvero entusiasmante, da meritare un'altra lettura.
Se hai seguito le mie pseudo-divagazioni... devo interrompere. Riprenderò stasera o al più domani
Sorry

20ousia
Okt. 12, 2009, 5:26 pm

Dicevo oggi pomeriggio.
Il potere di quel romanzo è anche quello di far assaporare quei luoghi, quelle popolazioni, quei modi di agire. Si respira l'aria di Sudamerica, una terra vera, non immaginaria.
La magia del romanzo, dunque, la ritengo funzionale al realismo profondo del romanzo. Il Sudamerica del Novecento è stata terra di grandi contraddizioni, di ideali e battaglie, di sogni ed ingiustizie. Marquez in questo senso ne è profondamente permeato, influenza che si riversa nei suoi romanzi.
Evidentemente non ho saputo cogliere simili segni in Aasimov o in Tolkien. Mio limite, per carità, ma per me rimane un abisso.
Attendo risposte
VALE

21TheKaspa
Dez. 23, 2010, 4:22 am

È passato più di un anno, ma volevo dire la mia.

La mia critica rimane: dal momento che entro nel mondo CREATO dall'autore, insisto sul verbo, devo sottostare in tutto e per tutto al suo volere: non ho margini di trattativa né in termini spaziali, né temporali, né dei personaggi, tantomento della storia che viene raccontata.
Ok, però una certa critica la posso fare lo stesso. Voglio dire, ovvio che non posso affermare se una magia è "credibile" o meno circa il metodo con cui la fa il mago, ma posso paragonarla a due cose:
1- coerenza col mondo creato per l'occasione. In Harry Potter, devo recitare una formula e usare la bacchetta. Se io mi immagino che un mago fa incantesimi senza bacchetta, o l'ho nascosta talmente bene che nessuno la vede (ma per essere coerente dovrei segnalarlo al lettore) oppure non sono coerente e la critica è proprio lì.
2- coerenza con le convenzioni. Ogni volta che si scrive un'opera di fantasia, si scelgono certe convenzioni e si deve rispettarle. Per esempio la raccolta Io robot gioca proprio sull'uso al limite delle tre leggi della robotica (codificate da Asimov), mentre in Eragon non si possono lanciare incantesimi se non si ha una riserva di "mana". (Ho scelto apposta un "must" e un "sottogenere"). Logicamente quindi un robot che non rispetta le tre leggi o un mago senza "mana" saranno in contrasto e quindi criticabili. Inoltre poi ci sono le convenzioni letterarie: per esempio, gli orchi hanno la pelle verde e sono malvagi, se voglio cambiare dovrò dare delle spiegazioni o essere convincente.
E poi la critica dipende molto anche dai nostri trascorsi di letttura, nel senso che io ho iniziato il Fantasy leggendo Lo Hobbit e quindi quando ho letto Dragonlance ero influenzato da Tolkien e trovavo strano l'uso di magie.

22ousia
Dez. 23, 2010, 7:06 am

Mi fa piacere apprendere nozioni su testi fantasy da un esperto.
Le considerazioni di TheKaspa n.21 non fanno una piega.
Effettivamente per chi è avvezzo al genere, sa fare confronti tra un autore ed un altro, notare le incoerenze dell'autore diviene più semplice e fa valutare la bontà di un'opera rispetto ad un'altra. Mi sembra di capire, in special modo per le saghe, che la qualità e la robustezza della "fabula" si vedano col tempo, cioè nel prolungarsi di atteggiamenti coerenti dei personaggi all'interno di un mondo fantastico. Se capisco bene, credo che un attento lettore si innervosirebbe nello scoprire che, dopo 5 libri, un H. Potter facesse una magia d'improvviso mai contemplata nei libri prima, senza nessun cenno, o cose simili.
Queste considerazioni (ed altre più acute che ora nemmeno mi sovvengono) permettono una critica "concreta" dell'opera e permettono di dire che Tolkien probabilmente è un maestro rispetto ad un qualsiasi dilettante. Mi pare pacifico.
L'unica mia perplessità rimane a monte. Faccio un esempio. Ho letto Oceano mare, di Baricco. Ben scritto, ok. Tra le varie storie c'è quella della fanciulla che non ha mai visto il mare. Si scopre in realtà (la faccio breve, scusate) che per guarire dal suo torpore esistenziale ha bisogno dei sentimenti e che la scoperta del mare altro non è che la scoperta delle passioni/amore. Buona metafora, bene. Ma la scena in cui ella ritorna nella locanda e trova il marinaio e si lascia "infrangere" dal marinaio, ecco mi è sembrata in-credibile, ridicola: mi son detto: "Ma no, Baricco! Non buttata così? E' da film americano!".
Questo per dire che è, oltre surreale, anche talmente inverosimile che una giovane si abbandoni ad un marinaio sconosciuto che non parla da far risultare l'episodio francamente ridicolo (subito dopo lui le dice che la dovrò lasciare: anche lì, solito clichè...). Le persone reali non son fatte così, non succede nella realtà.
Ecco, questo tipo di critica non lo posso fare se un autore decide di scrivere la scena in cui una fata si accoppia ad un elfo mai visto prima per dare luce ad una nuova stirpe di semi-dei (sto inventando, scusate) e poi lui si dissolve in un baleno di luci, ecc. ecc. E' una storia inventata di un mondo inventato: ci può stare. Il lettore non ha il potere di dire: non è coerente.
Nei romanzi "reali" questo tipo di critica è possibile.
Scusate la pedanteria, in realtà voglio approfondire le questioni: voglio imparare, tutto qua
VALE
Ousia

23IoAnnalisa
Dez. 25, 2010, 2:04 pm

« "Tutto ciò che accade, tu lo scrivi", disse.
"Tutto ciò che io scrivo accade", fu la risposta. »
(L'Infanta Imperatrice e il Vecchio della Montagna Vagante
Inizio con questa citazione (rubata da Wikipedia) per difendere la letteratura fantastica. Si tratta di La storia infinita ,citato di recente da qualcuno in altra discussione, che ho letto nel 1981 in edizione Longanesi. Avevo poco più di vent'anni. Trovo sia un libro davvero fantastico, scusate il gioco di parole. Vi è una base realistica, che tanto piace a Ousia, e un viaggio incredibile nella fantasia, quella fantasia che l'autore cercava di salvare dal Nulla e che solo scrivendo si rimaterializzava. Che sarebbe la realtà senza fantasia? Che sarebbe la vita senza l'incoerenza dell'immaginazione? Questa estate ho letto Bradbury, Cronache marziane. Altra opera fantastica più che fantascientifica. Qui si parla di uomini ipoteticamente trasferiti su Marte e perciò anche di marziani, di entità immateriali. Anche qui tuttavia la critica mi pare possibile, relativa all'aderenza dei personaggi umani ai modelli "reali" e ipotetici. Forse continuo a non capire, ousia?

24cf66
Dez. 25, 2010, 4:05 pm

Salve,
le considerazioni riguardanti la coerenza sono valide, ma considerano il testo come un'entita' a se, sono intratestuali.
Ma la discussione dovrebbe essere allargata avendo conto delle relazioni del testo con la realta' che circonda il lettore.
Tanti anni fa ho letto la Stetica di Adorno. Li si faceva una considerazione interessante sul testo letterario. Dal momento che un testo di fizione compone un mondo a se stesso (non ci chiediamo se puo' esistere un mondo di maghi parallelo al nostro come en Harry Potter, lo accettiamo perche' questa realta' ci sommerge con la sua coerenza) questo puo' interagire con la "nostra" realta' e generare una critica che ci interroghi.
Per continuare con Harry Potter, sono ovvie in questo romanzo le referenze al nazismo o alla discriminazioni. E' un' opera con una grandissima carica etica.
E questa e' un'opera nata "oggi". In altre, meno recenti, la natura della loro domanda ha subito variazioni. Tolkien era un filologo e un cristiano che scriveva secondo le sue credenze , ma la sua opera si legge oggi sotto
tanti altri punti di vista, dettate dal decorso della societa' e la sua mentalita'.

25dzog
Dez. 26, 2010, 12:14 pm

Mi scuso per l'intromissione in questa discussione ma sentivo di intervenire:
dobbiamo ricordare che la fantascienza e il fantsy come i libri gialli sono nati come libri di intrattenimento o per il tempo libero.
Io ho letto e posseggo centinaia di libri di fantascienza e fantasy e ho molto amato autori come Howard, Ashton Smit, Lovecraft etc.
ma
mi rendo conto che se avessi letto in egual misura libri di cultura classica o di letteratura moderna o contemporanea sicuramente sarei più colto piuttosto che sapere a memoria nomi e personaggi di libri così assurdi come quelli del maghetto o consimili (la Troisi).
Anni fa uscì un film americano che molti anni prima dei videogiochi di oggi raccontava del declino verso la pazzia di un ragazzo (mi sembra che fosse Tom Hanks) che si era appassionato talmente al gioco di Dungeons & Dragons da non discernere più la realtà dalla fantasia.
Questo è a parer mio il vuoto di questa letteratura: è e sarà sempre per l'intrattenimento, per non pensare, per evadere in mondi alternativi, per non dare fastidio ai poteri forti e così via.
La Rowlings diventa miliardaria e baronetta con le avventure di un maghetto, preferisco dare i miei soldi e la mia lettura ad un classico del fantasy cinese: Scimmiotto almeno non arricchisco ulteriormente una maestrina inglese!

26dzog
Dez. 26, 2010, 12:14 pm

Mi scuso per l'intromissione in questa discussione ma sentivo di intervenire:
dobbiamo ricordare che la fantascienza e il fantsy come i libri gialli sono nati come libri di intrattenimento o per il tempo libero.
Io ho letto e posseggo centinaia di libri di fantascienza e fantasy e ho molto amato autori come Howard, Ashton Smit, Lovecraft etc.
ma
mi rendo conto che se avessi letto in egual misura libri di cultura classica o di letteratura moderna o contemporanea sicuramente sarei più colto piuttosto che sapere a memoria nomi e personaggi di libri così assurdi come quelli del maghetto o consimili (la Troisi).
Anni fa uscì un film americano che molti anni prima dei videogiochi di oggi raccontava del declino verso la pazzia di un ragazzo (mi sembra che fosse Tom Hanks) che si era appassionato talmente al gioco di Dungeons & Dragons da non discernere più la realtà dalla fantasia.
Questo è a parer mio il vuoto di questa letteratura: è e sarà sempre per l'intrattenimento, per non pensare, per evadere in mondi alternativi, per non dare fastidio ai poteri forti e così via.
La Rowlings diventa miliardaria e baronetta con le avventure di un maghetto, preferisco dare i miei soldi e la mia lettura ad un classico del fantasy cinese: Scimmiotto almeno non arricchisco ulteriormente una maestrina inglese!

27IoAnnalisa
Dez. 26, 2010, 1:04 pm

A panbiot24. Scusa, ma non sei italiano? La stetica di Adorno è forse la Teoria Estetica che mi hai fatto venir voglia di leggere. Certo le mie considerazioni qui sono assai poco ortodosse, non sono un'esperta di critica letteraria. Ho visto che c'è un saggio di Todorov sulla letteratura fantastica. Non credo, con dzog che questo genere letterario ( ma sono contraria alle generalizzazioni) sia nato come genere di intrattenimento. Il fantastico è nato con la letteratura. Il mito, la fiaba, l'Odissea, Le mille e una notte etc. etc. non credo si possano classificare come intrattenimento. Forse ti riferisci, dzog, al cd. fantasy. Ma difendo anche la Rowlings. Ha avuto un'idea brillante. Sul fatto che poi il mercato editoriale e cinematografico se ne sia impossessato e che lei ci abbia marciato sopra, non farei troppi moralismi.

28ousia
Dez. 27, 2010, 8:13 am

Ben ritrovati a tutti.
Allora, per quanto mi riguarda, facciamo così.
Come introduzione alla lettura, sicuramente avrei il piacere di iniziare un giovane attraverso un H. Potter, poi un Tolkien (che, ad occhio, mi pare un poco più complesso) e, se in vena di speculazioni scientifiche, un Aasimov e compagnia. Poi passaerei ai Lovecraft, e necessariamente a Poe (che adoro) per quanto consideri Poe assai più un "classico" che un "fantasy" e via lì quei generi "horror" (ma non i vampiri di oggi): Frankenstein, Dracula, Walpole e così via.
Mi spiace notare come quei libri che, chi più, chi meno, ci avevano introdotto alla lettura (Salgari, Cuore, Verne e tanti altri) ormai non vengano più pensati in questa funzione. Mi sembra di notare che son diventati libri di adulti a tutti gli effetti. Penso anche a quei libri, non fantasy, ma introduttivi che venivano donati alle giovani fanciulle per morigerare i loro battiti del cuore prima nella letteratura poi nella vita.
Credo che quel tempo sia definitivamente passato.
Ed allora viva il fantasy per le giovani mente che tanto fantasticano. Però arrivati ai grandi russi dell'800 ai nostri mirabili autori italiani dell'800 e via discorrendo, sento di consigliare di non voltarsi più indietro. Quella è la letteratura.
VALE
Ousia

29cf66
Dez. 27, 2010, 4:30 pm

Si', quello e' il titolo (in questi giorni scrivo da un "cyber" in Spagna e non sono molto pignola).E' un libro denso quello di Adorno, io non l'ho letto intero, ma anche poche pagine possono dare spunti di riflessione per una vita.
Come e' natta la letteratura fantastica? Suppongo che e' vecchia come l'uomo. Si' so, almeno credo, quando e' nato il pregiudizio contro di essa.
I cervantini ricorderano che il tentativo di ridiculizzare la "novela de caballerias" del Quijote era in realta' il tentativo di esorcizzare la fizione dello stremamente inverosimile. Cervantes si inventa expedienti geniali (la grotta di Montesinos ad es.) per giustificare l'introduzione dello fantastico nello reale, senza violentare le regole dello credibile.
Ci riusci'. Dopo di lui il romanzo realista (inglesi, russi, sono dei maestri) restera' il "Romanzo" per eccellenza. Solo con Il Romanticismo il fantastico incomincera' il suo risalire.
Questo e' quel che so (vestigio di una vecchia laurea), non sono in assoluto una esperta e potrei sbagliarmi. Corrigetemi per favore.
A dzdog: ho messo l'esempio di Potter ma non ho detto che sia un capolavoro. Di qualsiasi opera si puo' fare una considerazione o un'analisi ideologico. Ho letto pochi libri nel genere. La mia favorita e LeGuin.

30ousia
Dez. 28, 2010, 3:53 am

Non per essere per forza gentile con la new entry spagnola ma, in tutta onestà, ritengo Quixote non un fantasy ante-litteram. Quello di Cervantes è un capolavoro assoluto della letteratura mondiale.
Per quanto il plot sia fantastico, tuttavia l'opera si inserisce profondamente nella cultura del suo tempo (il Siglo de oro, le lotte religiose, la chiesa post-tridentina e l'Inquisizione). Cervantes ed il suo Quixote sono il vertice della letteratura spagnola del tempo, come lo fu Shakespeare per l'Elisabettismo.
Se il fantasy fosse Quixote, ne sarei il primo appassionato.
VALE
Ousia

31cf66
Dez. 30, 2010, 7:41 am

Mi dispiace, non ho scritto chiaramente quel che intendevo, ed Ousia ha ragione. Nel Quijote si ridiculizza lo smesurato risorso che i romanzi di "cavalieri" facevano dello fantastico (ad.es. che un corpo si trasladasse come uno spirito) perche' Cervantes credeva che la realta' (cioe', le leggi dello spazio-tempo in cui tutti ci muoviamo) bastavano e avanzavano per fare buona letteratura (i deliri de Don Quijote non violentano la realta' perche' s'iscrivono nell'ambito dello soggetivo, sono un inganno dei sensi). S'inaugura cosi' (anche se c'erano tentativi precedenti come il Lazarillo) il filone realista del romanzo, lasciando il fantastico "knock-out" per molto tempo.
No, non e' un fantasy ante-litteram, e proprio il contrario.
Un participante consigliava la lettura di Calvino agli amanti del Quijote. Anch'io al suo tempo vide una assimilazione forte delle teorie cervantine in quel romanzo li' (non ricordo il nome, scusate) del ragazzo che viveva sugli alberi.
Comunque, il filone fantastico continuo'. Un grande ricuperatore e' stato Borges, individuando esempi di tutte le epoche. Potete consultare la sua "biblioteca" in rete, e probabilmente in LT.
Grazie dalla gentile accoglienza

32IoAnnalisa
Dez. 30, 2010, 3:26 pm

Certamente il Don Chisciotte non può essere fatto rientrare nella letteratura fantastica, tuttavia ha rappresentato e narrato una "crisi" della "realtà" portando ad uno sdoppiamento dei piani reale e immaginativo ( se non vogliamo definirlo fantastico). Ecco, ousia, ancora non capisco perchè definisci vera grande letteratura solo i grandi romanzi (realistici) dell'800. Mi viene in mente, per restare ad epoca anteriore, il grande J. Swift con i suoi Viaggi di Gulliver in cui, è vero, il ricorso all'immaginazione è finalizzato alla satira e tuttavia, mi pare vi sia un certo compiacimento nel "fantasticare". Oppure E.T.A. Hofmann in cui pure il reale si mescola all'immaginazione per trarvi lezioni di vita e rimedi all'insignificanza della realtà. Maestro di ragionamenti al riguardo il ben citato J.L. Borges.

33ousia
Dez. 31, 2010, 5:46 am

Gentilissima Annalisa,
le tue acute osservazioni mi aiutano a specificare le mie difettose e mal comunicate idee.
Hai ragione. Swift, il R. Crusoe e quella letteratura barocca o del '700 inglese (ma anche gli Illuministi francesi, non dimentichiamolo) attraverso il "fantastico" han fatto grande letteratura.
Tuttavia la differenza è enorme. Costoro, in tempi in cui tra l'altro la libera circolazione delle idee non esisteva (!!), attingevano al fantastico sempre e soltanto con la finalità di scuotere l'umano, l'uomo vero in carne ed ossa: o attaccando il potere, o ironizzando sulle finzioni che la sclerotizzata gerarchia dell'Ancien Regime imponeva.
La satira, il farsesco e lo svago erano tra le poche armi per poter comunicare tranquillamente le proprie critiche.
Al tempo di oggi, imparare qualcosa dell'umano da come vengono descritti i comportamenti di nani e maghi, mi suona un poco ridicolo.
Ma ovviamente mi sbaglio
Buon Anno a tutti
Ousia

34dzog
Dez. 31, 2010, 10:45 am

buon anno a tutti!

35TheKaspa
Jan. 1, 2011, 4:49 am

Ecco, questo tipo di critica non lo posso fare se un autore decide di scrivere la scena in cui una fata si accoppia ad un elfo mai visto prima per dare luce ad una nuova stirpe di semi-dei (sto inventando, scusate) e poi lui si dissolve in un baleno di luci, ecc. ecc. E' una storia inventata di un mondo inventato: ci può stare. Il lettore non ha il potere di dire: non è coerente.
Nei romanzi "reali" questo tipo di critica è possibile.


Veramente è possibile anche nel fantasy ed è impossibile anche nei romanzi "reali".
Nei fantasy perchè, come ho detto prima, il lettore può (e deve, a mio avviso), verificare se è coerente con se stesso. Se il tuo esempio si svolgesse all'inizio di un romanzo, non avresti modo di verificare la coerenza; ma se l'episodio si verificasse dopo che i personaggi sono stati presentati, allora potresti verificare almeno se è coerente con i caratteri dei personaggi.
Nei romanzi reali, viceversa, potrebbero parlare di una popolazione di cui tu non conosci usi e costumi e quindi una cosa per loro normalissima potrebbe non esserlo per te (per dire, mangiare un cane).

Le persone reali non son fatte così, non succede nella realtà.
Questo lo dici in base alle tue esperienze. Se tu fossi un alieno appena sbarcato sulla Terra, non lo potresti affermare.

Come introduzione alla lettura, sicuramente avrei il piacere di iniziare un giovane attraverso un H. Potter, poi un Tolkien (che, ad occhio, mi pare un poco più complesso)
Ma anche no. Non mettiamo la Rowling e Tolkien sullo stesso piano, per favore. Per quanto Harry Potter sia piacevole da leggere, è un'operazione commerciale (almeno dal quarto libro, prima no); il SdA & co invece sono l'opera fantastica di una vita...

PS: Buon Anno!

36ousia
Jan. 3, 2011, 7:13 am

Rispondo al maestro TheKaspa in #35.
Accolgo ben volentieri le puntuali osservazioni.
Mi permetto solo di osservare che le seconda di queste è assai debole. E' evidente che ho semplificato, attestando una media dei comportamenti quotidiani. L'argomento del marziano è completamente inutile e fuori-luogo. Parlare in base alle proprie esperienze, non rivestendo alcuna carica istituzionale, è tautologicamente evidente: stiamo esprimendo delle opinioni, non dimostrazioni di teoremi di geometria.
Dunque non vedo cosa serva invocare una civiltà terza che sappia confutare i singoli giudizi di un soggetto. Come la filosofia insegna, le induzioni non sono mai argomentazioni invincibili, quindi sono largamente falsificabili. Tuttavia, affermare che il comportamento della giovane "eroina" in questione sia mediamente non corrispondente agli usi e costumi (quantunque essi stessi soggetti a costanti e profonde variazioni) non mi pare né un'assurdità, né un'affermazione tanto categorica per cui si senta il bisogno di produrre una smentita o un controesempio. Evidentemente ho smarrito il dono di farmi capire quando comunico, per fortuna il tempo trascorso a leggere argomentazioni teoriche del ragionamento (invece che mondi immaginari...) ancora mi aiuta a distinguere buoni ragionamenti da ragionamenti meno efficaci.
Nella terza osservazione non so da dove si evinca che io abbia volutamente equiparato i due scrittori, tanto più da aver messo una specifica tra parentesi, senza per questo aver dato luogo ad una classifica, beninteso, meramente ideale che non tiene conto del gusto effettivo dell'ipotetico lettore.
In costante ascolto
Ousia

37TheKaspa
Jan. 4, 2011, 3:47 am

Dato che la tua critica era sul non-realismo del fantasy, l'esempio del marziano, per quanto infelice, ci sta. Poi, boh, io studio economia e non filosofia quindi mi fido quando dici che è debole.
La terza osservazione era un po' OT dal discorso e stava a sottolineare come, personalmente, non inviterei nessuno a cominciare il fantasy da Harry Potter, in quanto lo classifico sì come Fantasy ma "commerciale" . Per me esistono Fantasy "commerciali" e Fantasy "seri".
La prima categoria comprende libri come Harry Potter e gli altri della serie, Twilight & co., i libri della Troisi, insomma libri che si danno un target di lettori e scrivono per compiacerli e vendere. Nella seconda categoria ci stanno invece libri che nascono da una passione per la scrittura e il fantastico che dura tutta una vita e che permettono di raggiungere una qualità senza pari: Tolkien, George R.R. Martin, Lovecraft. Ci sono poi anche dei libri "intermedi", cioè che non nascono scritti per un "target", ma nemmeno riescono a raggiungere il livello della seconda categoria. Alcuni possono anche nascere come fantasy "serio" ma poi vengono "traviati", tipo la Rowlings (a partire almeno dal quarto libro della serie).
Almeno, così la vedo io.

È questo che intendevo con la mia infelice uscita sull'iniziazione al fantasy. Nel senso che secondo me uno che viene da Harry Potter e si legge Il Signore degli Anelli (ma lo stesso discorso vale per Lo Hobbit) rimane deluso, perchè sono due mondi profondamente differenti e la cui morale è differente: in Harry Potter i problemi si risolvono con l'amore, l'amicizia, il coraggio etc. ma alla fine uno deve scegliere sempre da solo, in Arda (il mondo di Tolkien) i problemi si risolvono con amore, coraggio, amicizia (soprattutto), ma la scelta dei personaggi non è mai isolata. Anche quando Frodo deve decidere di gettare l'Anello o meno, non è da solo; quando HP deve decidere di dare il colpo di grazia a TuSaiChi, è da solo.

Ma così stiamo uscendo dal discorso...

38cf66
Bearbeitet: Okt. 1, 2011, 5:01 pm

Faccio qualche riflessione sui vostri interventi, specialmente il 33. Credo che quel che direi potrebbe essere gia stato suggerito. Qua e la leggo fra le vostre lettere buone ed interessanti idee.

A) Tracciare una riga dal mito a Tolkien (si rende conto ousia che l'esempio da lui suggerito corrisponde, mutatis mutandis, a tante storie del mondo classico?) , passando per Dante, Swift o Voltaire, e farla finire, che so io, in Harry Potter, e' di sicuro giusto en linee generali. Ma poi e' tanto vero se si scende nel dettaglio? Far discendere il "fantasy" del fantastico, fino a che punto si puo' arrivare?
La mia idea e' che. a partire del sucesso di Tolkien, si aprisse una "vetta" popolare, molto autoreferenziale, quella che chiamano "fantasy" (forse il termino "saghe" fa più chiarezza)
"Compagno di viaggio" del fantasy (corrono paralelli ma a volte si mischiano) sarebbe la SF.
Penso che, nonostante i fantasy irrelevanti siano tanto numerosi in libreria da aprirse varco con un machete, qualche buon figliolo di quella buona tradizione fantastica esista. Penso ad esempio al Racconto dell' ancella di Atwood, alle gia' nominate opere du Ursula K. LeGuin , alle opere di Vonnegut etc.
Ergo, direi che alla letteratura fantastica si oppose inizialmente la letteratura realista ,la letteratura fantastica ha generato la fantasy, la fantasy si definisce oggi versus la SF.

B) Sospetto che la letteratura fantastica "à l'ancienne" sia stata gia' vagliata per i critici ed il tempo, il piu' temuto fra di essi, risparmiandoci l'indigeribile. Cervantes nel Quijote faceva già un elenco di opere di fantasie assurde nel famoso capitulo della pulizia della biblioteca del caro hidalgo.

Vi saluto e Buon Anno.

39ousia
Jan. 5, 2011, 3:43 am

Mi permetto qualche osservazione riassuntiva:
sono assai felice che un mio personalissimo dubbio abbia finora generato almeno 38 risposte. Lo so, sono stato volutamente polemico ma il tono sostenuto serviva a generare quel po' di curiosità.
Ho approcciato al tema da completo ignorante. Per questo ne ho scritto: per conoscere pareri diversi e più preparati (in fondo anche il semplice appassionato, pur senza una preparazione critica, è in grado di distinguere, a suon di letture, un buon prodotto da uno cattivo), per accettare suggerimenti su altri autori, per tentare di considerare il concetto di lettura anche da punti di vista meno (pardon, differentemente) "impegnati".
Finora, e ringrazio, non ho ricevuto insulti ma pazienti precisazioni e aperture. Rimango in parte delle mie idee. Non credo leggerò mai H. Potter, lo farò leggere magari alle future giovani generazioni. Comprendo ed accetto che, nel momento in cui un'opera sa toccare le viscere dell'immaginario collettivo (e qui davvero, da Jung in poi, ci sarebbe da interrogarsi, magari con un'altra discussione), entra a far parte del quotidiano, diviene quindi "cultura".
La cultura del nostro tempo sembra dunque stretta tra l'iper-realismo, anzi l'iper-reality (dove finisce la realtà e comincia lo spettacolo?) e la costante ricerca di evasione, che (ma di questa conseguenza logica vorrei conoscere il vostro parere) produce una "letteratura di evasione".
Qualcuno obietterà: la letteratura di evasione è sempre esistita. Vero, spesso veniva prodotta per i ricchi aristocratici che si annoiavano.
Eppure un Orlando Furioso, per quanto letteratura fantastica, non parlava, fuori dalle righe, di quel Rinascimento esplosivo e contraddittorio che in Italia conosceva il suo vertice?
Davvero, a parte le teogonie degli inizi, la letteratura greca antica, in specie il suo teatro, scriveva semplici mitologie? Gli dèi dei grandi tragediografi erano troppo umani per potersi considere creature "fantastiche" (e qui mi sento di accogliere quel filone critico che parte da Senofane e giunge a Feuerbach ed oltre), volutamente troppo umani.
Concludo con una domanda retorica? Tra due millenni considereremo la trilogia di Tolkien come un'Orestea di Eschilo del XX secolo? Non ne ho idea. Ogni evo ha i suoi scrittori. Il concetto di grandezza, come dice panbiot #38, lo può determinare solo il tempo.
VALE
Ousia

40poison.ivy
Jun. 29, 2011, 6:32 pm

Mamma mia che bella conversazione... toni pacati, argomentazioni intelligenti, riferimenti colti...da un lato mi dispiace non avervi potuto prendere parte prima (sono iscritta da poco e fiuto in giro un po' scompostamente), dall'altro tiro un sospiro di sollievo perchè non so, francamente, se sarei stata in grado di sostenere ritmi e toni così evoluti... Beh, dato che ci sto dico la mia, tanto è possibile che se la conversazione è considerata chiusa nessuno leggerà quello che scrivo. Leggo fantascienza e fantasy praticamente da sempre, sono due generi (due, e ben distinti) che amo molto e penso di avere "studiato" abbastanza l'argomento da aver sviluppato un discreto senso critico...in altre parole ritengo di saper distinguere un prodotto buono da uno meno buono da uno francamente scadente. Potrei sottoscrivere parola per parola i commenti di TheKaspa (nella cui libreria mi riprometto di fare un giro); penso anch'io che il punto cruciale della letteratura fantastica, quello davvero irrinunciabile, sia la coerenza interna: Tolkien, da vero genio qual era, ha creato un mondo intero, con tanto di mitologia "interna", linguaggi ( e vabbè che quello era il suo mestiere), personaggi grandi e piccoli, in cui è davvero impossibile trovare la benchè minima contraddizione o sbavatura. Tolkien è Tolkien, d'accordo, ma la grande fantasy (e la grande fantascienza) si distinguono dalla monnezza, che purtroppo è davvero tanta, proprio per questa grande, inattaccabile loro consequenzialità interna. E mi vengono in mente Ursula LeGuin, Marion Zimmer Bradley, George R. Martin ma anche lo splendido Bartimeus di Jonathan Stroud... Letteratura d'evasione? Può darsi, ma che male c'è? Lo stesso Tolkien definiva la fiaba come "non la fuga del disertore, ma la sacrosanta evasione del prigioniero" (cito a memoria). Rimango convinta che i gusti in fatto di letteratura siano come qualsiasi altro genere di preferenza, e cioè insindacabili; uno stesso stimolo può toccare corde profonde del nostro essere o lasciarci del tutto indifferenti in base a come siamo fatti... una volta ho letto un articolo di Gianfranco de Turris (che tra l'altro mi piacerebbe ritrovare) in cui si descrivevano le caratteristiche fondamentali del lettore di fantascienza "tipo": possibilista, ricco di immaginazione...e poi non ricordo più. Ci saranno, immagino, dei tratti di base che rendono l'appassionato di fantasy e fantascienza diverso dagli altri bibliofili. Anche questo come argomento non è male :-)

41dzog
Jun. 30, 2011, 3:12 pm

non ho tante parole come te per descrivere le mie sensazioni riguardo la fantascienza e la fantasy. Non so se sia una perdita di tempo leggere F.S., io ne ho letto parecchia fin da adolescente ma poi ho letto anche altro.
Si può rimanere "sazi" anche leggendo "solo" Fantasy e F.S.!
Bye!

42ousia
Jun. 30, 2011, 3:51 pm

Grazie a #40 per le ulteriori specifiche, che un ignorante del genere come me fa fatica a comprendere. La spiegazione "de gustibus" è giusta ed infallibile, certo da laureato in filosofia ho un po' di difficoltà ad accettarne di tautologiche.
Mi pare un dato acquisito che esiste Fantasy e F.S. di serie-A e quella di serie-B e che, probabilmente, sarà l'impietosa Storia a collocare gli scrittori nelle rispettive classifiche.
Ormai ho letto un numero di libri con 3 zeri finali, tuttavia ancora non ho avuto lo stimolo di addentrarmi in "realtà fantastiche" (mi pare un fruttuoso ossimoro), diverse da questa difficile e meravigliosa Terra in cui viviamo.
Ma non si può mettere i paletti alla curiosità. Proprio grazie ad essa, credo, si possa definirsi ad un tempo lettori e scrittori. Non vi è fantasia senza curiosità, non vi è sete di sapere senza curiosità. Lo avevano capito Aristotele (incipit della Metafisica) e Goethe (Faust): mi paiono buoni ambasciatori...
VALE
Ousia

43poison.ivy
Jul. 1, 2011, 5:16 am

Ok, mi sono lasciata prendere da un certo qual furore descrittivo...chiedo perdono :-)) Il fatto è che si parlava di una cosa che a me interessa, e mi sono lanciata.
PS: anch'io leggo un po' di tutto, ma datosi che mi vado rendendo conto che, per quanti sforzi faccia, esisteranno sempre più libri di quanti io riuscirò mai a leggerne in tutta la mia vita, preferisco scegliere quelli che "a pelle", mi piacciono di più...nn rientrerò nella lista dei raffinati intellettuali, ma pazienza...

44cf66
Okt. 1, 2011, 4:41 pm

Io credo che poison.ivy tocca un punto che trovo interessante.Cioè, il fatto che la tematica tipica di un genero letterario non determina la qualità che tale genero può raggiungere, che può essere molto alta. Ad esempio, il giallo può spaziare da Simenon a robette molto dozinali, la letteratura "al femminile" dalla Austen o le Bronte fino a Liala. Nel caso de la SF/fantasy abbiamo il "pulp" ed abbiamo Tolkien, LeGuin...

(Sto leggendo G.R.R.Martin. Opinioni?)