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The Teacher von Michal Ben-Naftali
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The Teacher (2020. Auflage)

von Michal Ben-Naftali (Autor)

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281838,225 (4.17)3
"No one knew the story of Elsa Weiss. She was a respected English teacher at a Tel Aviv high school, but she remained aloof and never tried to befriend her students. No one ever encountered her outside of school hours. She was a riddle, and yet the students sensed that they were all she had. When Elsa killed herself by jumping off the roof of her apartment building, she remained as unknown as she had been during her life. Thirty years later, the narrator of the novel, one of her students, decides to solve the riddle of Elsa Weiss. Expertly dovetailing explosive historical material with flights of imagination, the novel explores the impact of survivor's guilt and traces the footprints of a Holocaust survivor who did her utmost to leave no trace"--… (mehr)
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Non posso dire sia un brutto libro ma è un libro triste, che si conclude senza speranza.

Oltretutto mi stupisce sempre come, benché io a partire dalla più tenera età non mi sia mai sottratta a nulla di quel che ruotava attorno a Shoah e Olocausto e abbia incessantemente cercato di documentarmi, continuino a venir fuori cose di cui mai avevo sentito parlare.

Apprendo quindi che tra i sopravvissuti ci sia una sorta di categorizzazione da fare e come essi non siano stati, ancora una volta, almeno nello Stato di Israele, tutti uguali.
Ci sono i sopravvissuti ai lager e ai campi di sterminio e ci sono coloro che riuscirono a scappare prima della cattura (quasi sempre si trattava di azioni individuali o di piccoli gruppi che riuscivano a procurarsi denaro e documenti per la fuga all’estero), coloro che vennero nascosti da amici, parenti e organizzazione private e religiose e poi c’è una specie di limbo: 1600 persone che dall’Ungheria, a spese, pare, delle comunità ebraiche americane, vennero caricate su un treno merci non proprio piombato, che faceva fermate per rifocillare gli occupanti, far sgranchire loro le gambe e consentire l’espletamento di bisogni fisiologici. (Kastner train)
Treno che effettivamente poi arriva anche nel campo di concentramento di Berger-Belsen dove vengono iniziate le procedure di rasatura e “disinfezione” degli occupanti ma poi, tutto va per il verso giusto e, in base agli accordi con i nazisti, i passeggeri vengono solo trattenuti per qualche settimana in detenzione, con un regime “ammorbidito” rispetto alle confinanti baracche dei prigionieri da avviare allo sterminio. Il treno poi si rimette in marcia, con poche perdite umane, e giunge infine nella neutrale Svizzera dove, in alberghi appositamente organizzati, i rifugiati aspetteranno la fine della guerra, come sospesi in un limbo, per imbarcarsi poi per Israele, dove cercheranno di rifarsi una vita. Sentendosi sempre di serie B: hanno sfiorato l’orrore ma non ci sono caduti dentro, sono scappati ma non per meriti o azioni proprie ma grazie a un accordo economico con il nemico nazista, accordo che per molti di loro passò sulle loro teste senza che fossero interpellati o interessati: come vennero scelti, uno a uno, rimase in parte un mistero, alcuni aggiustamenti furono poi interni alle famiglie: la protagonista di questo libro beneficia, assieme al marito, del posto che era stato assegnato in origine ai suoi anziani genitori, che rinunciarono per far scappare i giovani.

Elsa non aveva ancora 30 anni, era già in crisi con se stessa e col marito, non era mai stata particolarmente religiosa né si era mai curata della sua identità ebraica, ma, le trasformazioni del mondo decisero per lei: dapprima con i trattati internazionali cambia nazionalità assieme alla terra di confine in cui le è capitato di nascere e vivere, poi finisce oggetto della persecuzione di un intero popolo, per razza, e infine, come un pacco postale, gira mezza Europa e sopravvive. Senza merito. E la sua colpa è quella: non riuscirà più a vivere, solo a condurre un’esistenza di pura sopravvivenza, finché i demoni prenderanno possesso della sua mente, senza mai poterne uscire a parole, spingendola a togliersi la vita.
Ripeto: il fatto che sei sopravvissuto per un accordo economico o se quell'accordo economico lo hai organizzato ti becchi un'accusa di collaborazionanismo e finisci a processo, mi manda fuori di testa. Gli ebrei del Ghetto di Roma consegnarono a quella merda di Kappler 50kg d'oro (su sua richiesta) e poi finirono deportati lo stesso. Se si fossero salvati sarebbero invece stati dei collaborazionisti?!?
Sarà che io proprio le teocrazie non le posso vedere...
  ShanaPat | Jul 1, 2020 |
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AutorennameRolleArt des AutorsWerk?Status
Michal Ben-NaftaliHauptautoralle Ausgabenberechnet
Zamir, DaniellaÜbersetzerCo-Autoreinige Ausgabenbestätigt
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"No one knew the story of Elsa Weiss. She was a respected English teacher at a Tel Aviv high school, but she remained aloof and never tried to befriend her students. No one ever encountered her outside of school hours. She was a riddle, and yet the students sensed that they were all she had. When Elsa killed herself by jumping off the roof of her apartment building, she remained as unknown as she had been during her life. Thirty years later, the narrator of the novel, one of her students, decides to solve the riddle of Elsa Weiss. Expertly dovetailing explosive historical material with flights of imagination, the novel explores the impact of survivor's guilt and traces the footprints of a Holocaust survivor who did her utmost to leave no trace"--

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