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Lädt ... White Holes (2023. Auflage)von Carlo Rovelli (Autor)
Werk-InformationenWhite Holes von Carlo Rovelli
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Melde dich bei LibraryThing an um herauszufinden, ob du dieses Buch mögen würdest. Keine aktuelle Diskussion zu diesem Buch. When commenting on author Rovelli's ultra-popular-level 2016 book _Seven Brief Lessons on Physics_, I drew attention to his contention, based on the theory of loop quantum gravity, that "a black hole is a rebounding star seen in extreme slow motion". This latest little gem of a volume expands on that claim. It pictures the interior of a stellar black hole as a long and narrow funnel that keeps lengthening and narrowing until it becomes a singular line. At that point of maximum compression, the black hole is a "Planck star" and is capable of undergoing a "quantum leap" (tunneling) into a white hole. In the interior of the white hole, the singular line becomes a funnel that keeps shortening and widening until there is no more hole. The length of time between initial collapse and final dissipation: mere instants from an interior perspective but billions of years from a distantly exterior perspective. Thermodynamic effects such as Hawking radiation imply that the emergent final "body" is not star-sized but sub-microscopically small. Some readers will be charmed by the book's recurring quotations from Dante Alighieri's works. Many will like its capitalization-free musings such as "we have access only to perspectives. reality is perhaps nothing other than perspectives. there is no absolute. ..." (p 30) Ik hou wel van de boeken van Rovelli. Hij is een van die theoretische fysici die zich regelmatig getroost om naar een breed publiek iets te vertellen over wat er gaande is aan de frontlijn van de fysica en kosmologie. En hij doet dat op een best verteerbare manier. Gekend bij hem zijn de regelmatige verwijzingen naar oude filosofen; ditmaal haalt hij er meermaals Dante bij. Of dat iets bijdraagt aan zijn betoog? Wellicht niet meteen in de zin van een verdere wetenschappelijke onderbouwing ervan, maar wel aan het scheppen van een bepaalde sfeer en samenhang. Ik waag mij hier niet aan enige samenvatting over zijn stellingen rond zwarte gaten die omvormen tot witte gaten die onze tijdszin compleet veranderen. Wat ik hier weerom mooi om te lezen vond, was hoe Rovelli ook nu weer een lans breekt voor de verbeelding en creativiteit. "Wij combineren en hercombineren op verschillende manieren wat we weten, en zoeken een combinatie die iets duidelijker maakt. Bestanddelen van die kennis die eerder essentieel leken laten we weg als ze een belemmering vormen. We wagen het erop, maar voorzichtig. We gaan vaak naar de randen van onze kennis. Daar maken we ons mee vertrouwd, we verblijven er lange tijd, we gaan heen en terug, en op de tast zoeken we openingen. We beproeven nieuwe begrippen, nieuwe combinaties." (p. 56) En ook dit citaat wil ik hier graag meegeven: "Maar... we waren er daarom nog niet van overtuigd dat we de waarheid op zak hadden... / ... Wetenschappers hebben een vreemde relatie met hun ideeën: misschien is niemand werkelijk helemaal oprecht, zelfs niet tegenover zichzelf, over wat hij ervan denkt... je moet politiek correct zijn, redelijk, altijd toegeven dat we ons zouden kunnen vergissen. Maar in je hart wil je maar al te graag zeggen 'ik ben er zeker van dat het zo is!'. Je raakt verliefd op je eigen ideeën, je bent ervan overtuigd... je verdedigt ze met hand en tand. In wezen hangt onze wetenschappelijke reputatie, waaraan wij evenzeer hangen als kinderen aan hun suikerspin, daarvan af... en toch... en toch..., verdwijnt achter die emoties nooit de twijfel... de angst dat we het bij het verkeerde eind hebben, dat we ons illusies maken... de wetenschap is bitterzoet." (p. 86) Over the years, I have read many books by Carlo Rovelli. They are all fascinating and usually, more or less, comprehensible. Or at least they always seem comprehensible when I’m reading them even though I never seem to be able to share that comprehension with others. In this book, Rovelli tackles a theoretical phenomenon that he has been inching toward for years: white holes. White holes are the obverse of black holes, the effect of the “bounce” at the bottom of the gravitational tunnel formed by the collapsing star that initiated the black hole. At a certain point, or at least a quantum point, the black hole transitions into a white hole slowly dissipating the energy and information that had been compressed by the gravitational collapse. Does that make sense? Well, I’m just going to have to take Rovelli’s word for it. As in many of his books, Carlo Rovelli finds parallels between abstruse physics and works of ancient or medieval literature. Here he draws numerous ties to Dante’s Divine Comedy. I’m not sure how useful that is. Even though I have read Dante’s epic poem, I found the connections tenuous. But it was still nice to be reminded that a physicist of Rovelli’s stature is well-versed. Very gently recommended.
«Se mi seguite, arriviamo fino al bordo dell’orizzonte di un buco nero, entriamo, scendiamo giù nel fondo, dove spazio e tempo si sciolgono, lo attraversiamo, spuntiamo nel buco bianco, dove il tempo è ribaltato, e da questo usciamo nel futuro». È con la promessa di un viaggio mirabolante, una discesa dantesca nei meandri del cosmo, che comincia Buchi bianchi di Carlo Rovelli, fisico teorico e professore all’Università di Aix-Marseille, dove dirige l’Équipe de gravité quantique del Centre de physique théorique. In questo saggio breve e passionale edito da Adelphi, Rovelli ci strappa alle terre brulle di Helgoland (Adelphi, 2020) e ci conduce tra le fauci di un buco nero, perché «per capire cosa siano i buchi bianchi bisogna prima avere le idee chiare su cosa sono quelli neri». Dunque. Nell’universo esistono stelle così massicce – fino a cento volte la massa del nostro Sole – che rischierebbero di rimanere schiacciate sotto il loro stesso peso. Il calore prodotto dalla fusione dell’idrogeno, tuttavia, genera una pressione capace di controbilanciare la forza di gravità, garantendo la stabilità della stella e impedendole di sprofondare su se stessa. Insomma, fintanto che c’è combustione la situazione è tranquilla, e in genere ci vogliono miliardi di anni prima che una stella esaurisca tutto il carburante di cui dispone. D’accordo, e poi? Cosa succede quando finisce il carburante? Succede che la stella non trova più nulla da bruciare, per cui la temperatura scende e la gravità prende il sopravvento – ricordate?, è il calore a controbilanciare il peso. A questo punto la stella è spacciata, comincia a collassare, rimpicciolisce sempre di più, finché non diventa talmente densa da bucare la trama stessa del cosmo. Di colpo il tempo si ferma, smette di scorrere. Lo spazio si stira e si lacera. Ci siamo. Un guscio oscuro avvolge tutto: si è formato un buco nero. «Se dopo aver attraversato l’orizzonte del buco nero – il confine che lo separa dal resto dell’universo – proviamo a mandare un raggio di luce all’indietro, verso l’esterno, per farci vedere, il raggio di luce non esce». Dentro il guscio, infatti, la forza di gravità è così forte che niente, una volta entrato, è in grado di uscire. Nemmeno la luce. Tutto rimane impigliato all’interno, come una formica che cerca invano di risalire la parete liscia di un lavandino. Ma anche sulla superficie del buco nero, lungo l’orizzonte degli eventi, accadono cose piuttosto strane. Per effetto della gravità il tempo scorre lentissimo: un’ora trascorsa qui corrisponde a centinaia d’anni trascorsi sulla Terra, benché avvicinandoci all’orizzonte non ci accorgeremmo di nulla – questo perché l’orologio rallenta solo se “visto” da lontano, da un’altra prospettiva, per esempio quella di un osservatore che ci guarda dalla Terra. È un concetto che può apparire assurdo, difficile da assimilare, ma è stato predetto più di cento anni fa da Einstein, e nel libro viene spiegato con abbagliante chiarezza. Bene. Se siete arrivati fin qui, forse vorrete sapere che cosa succede alla stella dopo che è cascata nel buco nero. Non penso di rovinarvi la lettura dandovi qualche altra informazione. Oltrepassiamo l’orizzonte e scendiamo nel buco nero. L’interno lo conosciamo, è perfettamente descritto dalle equazioni di Einstein. Si tratta di una specie di imbuto molto lungo e molto stretto, tanto più lungo e stretto quanto più il buco nero è anziano. Laggiù, al fondo dell’imbuto, si trova la stella. Stritolato dalla gravità, lo spazio continua ad allungarsi e a stringersi, fino a diventare un punto cieco e sordo, una singolarità. «Poi? Poi basta. Lo spazio si è schiacciato, il tempo finisce. Sbattiamo contro un muro. A prendere per buona la teoria di Einstein, il tempo finisce qui». Improvvisamente siamo rimasti senza guida, le equazioni di Einstein smettono di funzionare e noi perdiamo il nostro Virgilio. Ma come si esce da questa empasse? E dal buco nero? Grazie a un’intuizione, che sempre attraversa chi cerca di dipanare i misteri della natura. «Hal – ai tempi uno degli studenti di Rovelli – è nel mio studio, in piedi davanti alla lavagna. […] Sta cercando di dirmi qualcosa che non capisco. Un’idea su cosa possa capitare a un buco nero nel momento preciso in cui finisce la sua lunga vita». L’idea è la seguente: un salto al di là del tempo. Una rottura del continuo spaziotemporale. La stella defunta, arrivata alla fine della sua corsa, non sbatte contro un muro e basta, ma rimbalza. Torna indietro e nel futuro. In questo modo il tempo è rovesciato, e l’imbuto si allarga e si accorcia. Il buco nero, insaziabile divoratore di mondi, si è trasformato nel suo fratello minore: l’elusivo e impalpabile buco bianco. La parte più interessante dell’intuizione di Hal? Che per quanto tutto ciò possa sembrare folle, i calcoli sono esatti. Il fenomeno è descritto magnificamente dalla teoria alla quale Rovelli ha dedicato la sua intera vita: la gravità quantistica a loop. Eureka! Questa, più o meno, è la trama del libro, il viaggio lungo miliardi di anni, e al tempo stesso una frazione di secondo, attraverso i buchi neri e i buchi bianchi. Non è un caso che utilizzi la parola “trama”. Buchi bianchi è qualcosa di più che un saggio scientifico: è un interessante cortocircuito tra narrativa e saggistica. L’autore, in queste poche pagine, ci mette dentro tutto ciò che lo riguarda, come studioso e come essere umano: la propria sensibilità, le proprie ossessioni, il proprio passato e il proprio futuro. Il successo straripante di Rovelli è dovuto soprattutto alla sua capacità di sondare, con precisione e incanto e slancio poetico, le questioni più affascinanti della fisica, senza inciampare negli inutili fardelli divulgativi, che sempre depotenziano la bellezza scientifica. Carlo Rovelli è un giocoliere della scienza. Aprite una qualsiasi delle sue opere, resterete stregati dalla lingua non comune e dalla prosa limpida e delicata. Che altro possiamo dire, in conclusione? All’inizio del libro ci veniva promesso un viaggio, ricordate? Promessa mantenuta. L’autore ci accompagna in questa vertiginosa esperienza, inseguiti da una curiosità insaziabile e furibonda, finché non sbuchiamo in un altrove. E qui, in questo altrove, al termine di un viaggio intenso ma breve – va sempre a finire così, con le storie belle: vorremmo che non finissero mai -, accade qualcosa che è proprio della letteratura: “rivelazione” mi sembra il termine più adatto. Insomma, se siete affascinati dalla scienza e al tempo stesso volete leggere un’opera letteraria, Buchi bianchi di Carlo Rovelli fa sicuramente al caso vostro. Gabriele Olivo Gehört zu Verlagsreihen
"Let us journey, with beloved physicist Carlo Rovelli, into the heart of a black hole. We slip beyond its horizon and tumble down this crack in the universe. As we plunge, we see geometry fold. Time and space pull and stretch. And finally, at the black hole's core, space and time dissolve, and a white hole is born. Rovelli has dedicated his career to uniting the time-warping ideas of general relativity and the perplexing uncertainties of quantum mechanics. In White Holes, he reveals the mind of a scientist at work. He traces the ongoing adventure of his own cutting-edge research, investigating whether all black holes could eventually turn into white holes, equally compact objects in which the arrow of time is reversed. Rovelli writes just as compellingly about the work of a scientist as he does the marvels of the universe. He shares the fear, uncertainty, and frequent disappointment of exploring hypotheses and unknown worlds, and the delight of chasing new ideas to unexpected conclusions. Guiding us beyond the horizon, he invites us to experience the fever and the disquiet of science-and the strange and startling life of a white hole"-- Keine Bibliotheksbeschreibungen gefunden. |
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