This is the second book of three. Again a beautifully written book about Gracelin O'Malley, starving Ireland and the immigration into New York. ( )

Un po' meno entusiasmante del precedente, il libro narra la traversata di Gracelin dall'Irlanda all'America, con tutte le promesse e speranze spesso infrante.
Costretta ad abbandonare il neonato Morgan in Irlanda, affidandolo alle cure del padre Patrick e della cognata Barbara, Gracelin affronta il tremendo viaggio in compagnia della piccola Mary Kate e di un'altra sfortunata famiglia, di cui solo il piccolo Liam riesce a sopravvivere. Affrontando il tema degli immigrati e della schiavitù, l'autrice un po' si disperde e accolla alla protagonista varie peripezie e spasimanti. Notevole l'excursus sulla 'Chiesa dei Santi dell'ultimo giorno' o Mormoni che dir si voglia, anch'essi al centro di persecuzioni e calunnie e costretti a migrare verso lo Utah. ( )

After reading the first in the Gracelin O'Malley trilogy earlier this month I decided to continue on with the second. It comes to the point that for her own safety, as well as for the safety of her daughter, Grace must leave Ireland. With help from her friend Julia, passage is booked on a ship to America where she will join her brother Sean.

For many Irish, life in America is little better than the one they left behind, but for Grace there is a home again with friends of Sean, and a job in their pub. Sean is still involved in Irish politics and drama remains in their lives but they are both sheltered and have food and friends. This book isn't as intense or captivating as the first, but I liked following Grace in her new life. Though there are challenges and danger throughout, the book ends on an upbeat note and now I'm interested in how the future plays out for Grace and I'll soon read Till Morning Light. ( )

Ed eccoci al secondo capitolo di questa trilogia; Grace è ormai in fuga dall’Irlanda e l’approdo è New York, la grande mela, simbolo di speranza e futuro. Ha lasciato nella terra di smeraldo il figlio appena nato, Morgan, lo stesso nome del padre morto senza aver mai potuto vedere il figlio, e il padre Patrick. Parte con la figlia Mary Kate su una nave in pieno inverno; ma prima di partire riesce a salutare Evans, l’inglese che ha deciso di vivere, e morire, per difendere la dignità di una terra non sua. Per il viaggio la sua amica Julie gli ha procurato un biglietto di prima classe, è inverno, sarà un viaggio duro, durissimo. Ma appena imbarcata Grace viene trasferita in terza classe, inizia la guerra con Boardham, un nostromo che odia gli irlandesi; e l’attrazione con il capitano della nave, Reinders, un uomo buono. Durante il terribile viaggio Grace si lega con una donna, Alice, e con i due figlioletti. Alla fine, sopravviverà solo il maschietto, Liam, e l’impegno preso con la madre di assisterlo come un figlio. A New York Grace viene subito accolta dal fratello Sean, che gli trova ospitalità in un pub irlandese gestito da un ex pugile, Duncan. Nel mezzo le contraddizioni di un Paese in cui tutto è possibile, in termini di opportunità, e tutto è possibile, in termini di disperazione. Nel Sud la schiavitù era ancora legale. Grace dimostra tutto il suo carattere, la sua forza e la sua vitalità. Per certi profili è un romanzo da appendice, semplice, a volta scontato. Ma la lettura è anche il piacere della semplicità, un romanzo non deve per forza essere letteratura. E quando tornando a casa non vedi l’ora di aprire il libro, allora, gli ingredienti sono quelli giusti; ed anche il cuoco, anzi la cuoca, hanno saputo fare il loro mestiere. E quando poi succede che tendi ad aprire il libro per cercare ristoro nelle storie degli altri ai tuoi affanni mentre tua madre ti fa venire un importante spavento, allora non si tratta di un cuoco; ma di uno chef. ( )

Grace, Liam and Mary Kate have left Ireland and arrived in Liverpool, securing passage on the Eliza J, bound for New York City. Despite having paid in advance for a first class cabin, they have been relegated to steerage and it doesn’t take long to experience the horrors of sea travel, which was the lot of those trying to leave Ireland. Read the rest of the review on my blog: http://shouldireaditornot.wordpress.com/2015/01/11/leaving-ireland-ann-moore/ ( )