Molti hanno paragonato, erroneamente, questo capolavoro del grande scrittore italiano, scomparso di recente, al famoso Addio alle armi di Ernest Hemingway. L'unico punto di contatto tra le due opere, entrambe di altissimo livello, è la descrizione della rotta di Caporetto. Ma quale differenza tra la, chiamiamola così, durezza polemica del romanziere americano, che descrive il disordine e le decimazioni con apparente distacco, e la malinconia raffinatissima di Comisso, che dalla corrènte della ritirata viene riportato, attraverso luoghi familiari, nella casa dei genitori appena fuggiti, dove ogni oggetto abbandonato gli racconta una storia, ora basata sul passato e ora legata al futuro. E poi, la gioventù dei soldati, la dolcezza delle donne friulane, l'eleganza e il gesto virile degli ufficiali, la stanchezza bruciata dei veterani... Sembra che i personaggi e le situazioni scaturiscano per forze spontanee, composte ormai non più dalle mani dell'uomo, ma da impulsi naturali che sono il sintomo dell'arte perfetta. ( )