Un'imponente edizione accoglie l'altrettanta cospicua raccolta di novelle del grande esponente della letteratura svizzera ottocentesca. Sono racconti ricchi di humour, di realismo ma anche di una incredibile grazia, che l'autore possedeva per indole naturale e che aveva comunque coltivato dedicandosi alla pittura, specialmente quella di paesaggio.
Keller vede nella natura uno spirito immanente e intrattiene con essa un rapporto sensista, epicureo come risulta evidente nel cogliere il quotidiano della vita provinciale e rurale.
Tra i racconti più belli, sicuramente va annoverato "Romeo e Giulietta nel villaggio" ("Romeo und Julia auf dem Dorfe) in cui Keller traspone la tragedia shakesperiana in un piccolo paese svizzero. La vicenda dei due innamorati Sali e Vrenchen, che sono costretti a rinunciare ad un futuro d'amore a causa di una futile lite che ha per oggetto una striscia di terreno, contesa dalle rispettive famiglie, colloca in contrapposizione la fiaba d'amore e la dimensione idilliaca con l'avidità e l'arroganza umana.
Nelle "Sette leggende" Keller manifesta la grandezza della sua ironia capovolgendo le storie edificanti di miracoli e santità, qui tutti agiscono all’incontrario: una fanciulla vergine si adopera con astuzie e travestimenti per realizzare l’unione con l’amato; vi sono poi diavoli che si trasformano in ninfe, anime del paradiso che rimpiangono la perduta felicità terrena, la Madonna abbandona l'altare e indossa l'armatura per combattere contro il diavolo.
Ben lungi dall'essere irriverenti e blasfemi, gli scritti di Keller si fanno invece metafora poetica della vita, visione di una realtà che attinge alla lezione feuerbachiana. ( )