dall'Introduzione di Piero Scaramucci:
è alla democrazia che invano si appella Licia, e la sua sconfitta è emblematica. Lei resterà fedele, nonostante tutto, ai suoi ideali, ma nel paese si radicherà negli anni un costume di indifferenza alla verità, una assuefazione alle misitificazioni, un desiderio di autoritarismo che ignora le leggi, una predilezione per quel che appare in luogo di quel che è, in definitiva uno scetticismo rinunciatario dal quale sarà difficile risalire.
Giuseppe Pinelli è ormai un'icona, se ne tessono persino le lodi, anche da parte avversa, purché non si scavi nelle ragioni della sua morte. Perché è morto?

Di mio mi sento di dire ben poco se non che si entra da uomo libero in questura e se ne esce cadavere. E che nessuno mi dica che da allora non è più successo!
E a quanti vorrebbero che io riuscissi a considerare Calabresi altrettanto profondamente vittima rispondo che fu lui che alla domanda della vedova "Perché non mi ha avvisata?" riuscì a rispondere "Ma sa signora, abbiamo tanto da fare".
Sì certo, avevano da fare: indire una conferenza stampa e iniziare a mentire.
Cosa che non hanno ancora smesso di fare.

Preziosissima in appendice la Cronologia della strategia della tensione, di Saverio Ferrari: per chi già c'era, per chi non c'era, per chi ricorda, per chi era troppo piccolo - come me - per ricordare tutto.