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Chiara Strazzulla

Autor von DARDAMEN - Gefährten der Finsternis

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A fronte di alcuni spunti interessanti (di cui poi parlerò), questo libro è riuscito ad irritarmi immensamente in alcuni punti. Prima di tutto: il nemico finale è impossibile da battere, quindi deve risolvere tutto l'emissario divino, la cui presenza ingombra tantissimo quella del party di personaggi. Il deus ex machina è molto Euripideo, ma non se ne sentiva il bisogno. Secondo: il party dovrebbe essere fatto di villains, ma a parte cercare, fiaccamente, di assassinarsi a vicenda o di derubarsi, non fanno nulla di così orribile in scena. Anzi il nano bombarolo è quasi simpatico e l'elfo brigante è insulso e fastidioso con la sua ossessione per la magia. Gli unici che possono mettere un po' di inquietudine sono il demone e Ardrachan. Dove sono finiti i villain davvero cattivi come quelli della Guerra della Regina Ragno?
Terzo: le donne. sembrano accessori. Da una scrittrice mi aspettavo almeno una figura femminile incisiva, invece sono per lo più corollari di qualche guerriero, tranne la folletta ipnotizzatrice che è la solita bonazza con secondi fini.
Quarto: gli antieroi si addestrano come matti e tutta l'azione che li riguarda (intesa come combattimenti) potrebbe stare in una ventina di pagine. Le scene all'interno della fortezza sono come minimo sbrigative, dopo che buona parte del libro era servita a montare la tensione.
Quinto: il principe sognatore degli elfi. Basta con le mezze seghe simpatiche che sopravvivono a tutto!
Sesto: i combattimenti in genere erano sbrigativi.
Settimo: il prologo ampolloso.
Ottavo: il druido zen. Davvero. Sembrava Yoda
Nono: la principessa degli elfi.

Detto questo, mi sono piaciuti abbastanza/molto:
- il discorso del generale Acciaio durante la battaglia al muro. Figata assoluta di discorso titanico. Chapeau.
- In generale il titanismo del generale Acciaio.
- i demoni in generale e in particolare Lay Shannon
- il discorso del cattivo prima del duello finale, tranne che c'era una frase copiata precisa dal discorso di Feanor dopo il furto dei Silmaril.

In una frase: avrebbe potuto essere una figata e invece mi ha deluso (e ci ho speso 22 sacchi, che tristezza!)
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sereq_ieh_dashret | 1 weitere Rezension | Jan 4, 2013 |
Mi è capitato tra le mani (o meglio, sotto gli occhi) il prologo del nuovissimo libro di Chiara Strazzulla. Non so quanti di voi la conoscano (quelli che bazzicano anche su Gamberi, Baionette, Infiniti Sentieri e altri blog del genere l'avranno “incontrata” di sicuro), comunque per chi non l'abbia ben presente è l'autrice di un altro capolavoro fantasy edito da Einaudi, Gli Eroi del Crepuscolo. Quest'ultimo è stato un fenomeno (?) della passata stagione, tanto che pare abbia venduto 40.000 copie (??).
Ora, già l'Einaudi che punta su una diciottenne per promuovere il fantasy mi sembra un'esagerazione, ma se poi contiamo anche che la signorina, più che scrivere, "starnutisce" (lei stessa ha detto che scrivere è come starnutire), allora c'è da preoccuparsi.

Ma torniamo al prologo del secondo volume della trilogia, e cioè di La strada che scende nell'Ombra.
La prima impressione appena letto? Una lista della spesa interminabile.
La seconda? Troppo prolisso e narrazione a scatti.
La terza? Spero che il resto del libro non sia così, altrimenti si salvi chi può.
E mi fermo qui, altrimenti anch’io faccio una lista della spesa.

Andiamo con ordine: prima del prologo vero e proprio si ha una specie di cronaca di cosa sta accadendo in un mondo non meglio identificato, dove le terre hanno i nomi dei popoli che le vivono, ad esempio Terra Elfa, Terra Nana e via discorrendo. A mio avviso tutti questi nomi sono ridicoli, ma è un mio parere personale che non deve contare più di tanto.

Il prologo sembra sia la lista della spesa di mia madre sia la Genesi (che è stata ripresa anche da Tolkien nel Silmarillion), e questa cosa mi ha fatto storcere parecchio il naso. Insomma stai scrivendo fantasy, perché devi andare a riprendere cose e idee già avute da altri? Va bene, il tuo mito è Tolkien, ma non vedo perché lo si debba copiare così spudoratamente; nel primo libro (e anche in questo) c'è la Compagnia che intraprende un viaggio, questo non è stato copiare spudoratamente Tolkien? In questo il prologo è identico ad altri, cambiano solo alcune piccole cose, che senso ha?
Piccolo appunto, prima di continuare: la cara Strazzu, comunque, si ritiene un po'(?) sopra le parti e si permette di riprendere in toto idee avute già da altri (appunto personale nell'appunto: tesoro, a dispetto di quello che pensi, questo si chiama plagiare, non «tributo a Tolkien»), ammettendo che non fa nulla di male, ma che «già i Latini lo facevano», perché «la letteratura non deve essere originalità a tutti i costi» e anche Omero ha ripreso situazioni, canoni, stili e altro da letterature precedenti. Questo, però, non vuol dire che sia una cosa permessa a tutti, visto che lei non ha messo niente di «nuovo, brillante e divertente da qualcosa già visto». E paragonarsi ad autori Greci e Latini è eccessivo anche per una diciottenne.

Ma andiamo avanti, mi sono già persa troppo. Se poi andiamo a vedere il prologo vero e proprio ci troviamo brutture del genere:

"In principio c’era il grande Mare di Fiamme, infinito in ogni direzione, e nel mezzo del Mare di Fiamme l’isola beata di Adhon-dil, con le sue spiagge bianche e le torri d’oro e le vette alte da non poterne vedere la cima, sede dei Dodici Dèi."

Quando ho letto questo pezzetto mi sono chiesta se realmente il panorama italiano non possa offrire di meglio. Poi ho ripensato a Cecilia Randall e mi sono detta che in Italia c'è di meglio.
L’editor che ha rivisto (sempre che ci sia stato un lavoro di editing) questo libro non ha pensato che avrebbe potuto consigliare di eliminare un “Mare di Fiamme” di troppo? Forse si è addormentato dopo aver letto la prima lista della spesa e qui non si è ripreso abbastanza in fretta?

Proseguendo con la lettura troviamo la descrizione del ricco Pantheon creato dalla nostra Strazzu e anche qui l'originalità si spreca, ma purtroppo gli elementi sono quattro, gli dei greci e latini avevano gli stessi poteri e lei si è rifatta a loro, no?
E qui, in queste belle descrizioni caratteriali, nonché nei dialoghi, troviamo mille impedimenti alla lettura, fatti di tante piccole "e" sfuggite al controllo della grande diciottenne. Un piccolo esempio:

"Darlyon, dio della parola e delle arti, che parla con le voci di tutti i canti e di tutte le storie, e sa tutte le lingue di tutte le cose viventi e non.[...]
Sirna, dèa madre della terra, il cui ventre genera la vita, signora di tutte le cose che nascono, e crescono, e respirano del suo respiro.[...]
Nadaret, dèa del pianto, che sanguina per tutti i mali e segue in lutto i cortei di battaglia, e sconta con la sua pena le colpe di tutti i mortali.[...]
Al principio gli dèi vivevano nell’isola beata in mezzo al Mare di Fiamme la loro vita immortale, e avevano lì i loro troni e la loro dimora, e un secolo era per loro meno che un attimo;[...]
– Signore, se faremo il mondo, verranno le Genti ad abitarlo, e verrà il male a corromperlo e a nascondersi nelle sue ombre, e ci saranno guerre e morte, e odio e sofferenze, e molte cose buone saranno distrutte mentre cose malvagie sorgeranno, e nulla di questo si potrà evitare.[...]"


Altra questione è quella delle descrizioni con parole altisonanti che rallentano la lettura, come se le "e" non avessero fatto abbastanza danni. Tutte le descrizioni del prologo sono assolutamente inutili, scritte in quel modo, e rendono tutto ancora più prolisso, impedendo il proseguo della lettura.
Un esempio per tutti:
"Poi Lilya e Sirdar si recarono al cospetto di Anman, e lo trovarono assiso sul suo alto seggio bianco, sulla fronte una corona intrecciata di fili d’acqua e di fuoco, lo scettro del potere stretto in pugno."

Ma era troppo difficile scrivere una cosa tipo:
"Poi due di loro si recarono da Anman, seduto al suo seggio alto e bianco, sulla sua fronte c'era una corona di fili d'acqua e fuoco intrecciati e lo scettro del potere in mano."

Non mi soffermo oltre sul prologo perché rischio di ripetermi e l'ultima cosa che mi sento di dire è che, come altri, anche questo libro avrebbe bisogno di un editor vero, non di uno che si addormenta dopo due righe o che non sa leggere. Non so quanto possa essere originale (= «nuovo, brillante e divertente da qualcosa già visto») un libro che già in partenza copia da altri autori e di cui l'autrice si considera al pari di geni greci e latini.
A me il prologo è più che bastato per farmi un'idea di come scriva la cara Strazzu e che a questo punto il suo stile non faccia per me, visto che considera il lettore non come un suo pari, ma come qualcuno da prendere per i fondelli.

A un mio amico sono sorte spontanee alcune domande, dopo la lettura di questo grande capolavoro:
1. Ma allora dove ci troviamo? In un qualche universo parallelo? Aldilà? Salotto di casa mia?
2. Il dio dell'acqua può uscire dall'isola o evaporerebbe?
3. Se questi sono dèi, cos'è questo "male" che corromperà le genti? Un'entità superiore?
4. (Considerazione) "Lilya donò al mondo il tempo" ma allora dillo che questi vivono in uno spazio senza tempo, ma non può scrivere di tizi che vivono in mezzo al fuoco e su un'isola e poi dire che il mondo non esiste, cioè, deve spiegare le cose.

Continua a starnutire, cara Strazzu, prima o poi arriverà lo starnuto giusto e riuscirai a fare qualcosa di decente.

Recensione scritta da Eruannë per il blog: http://thoughtsonseashore.splinder.com
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Eruann | 1 weitere Rezension | Oct 27, 2010 |

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