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Lädt ... Non commettere adulteriovon Eva CantarellaKeine Lädt ...
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Va notato che questo comandamento è ben più noto nella forma "Non commettere atti impuri", versione data dalla Chiesa cattolica del Concilio di Trento col Catechismo romano nel 1566, che però non è la sua forma originale, molto più netta e precisa e con il compito chiaro di difendere l'unità della famiglia, non di dare precetti generali di comportamento morale.
L'argomento è trattato con due saggi: il primo (Paolo Ricca, teologo e professore emerito di teologia) lo affronta dal punto di vista teologico e di storico della Chiesa, il secondo (Eva Cantarella, storica che si occupa di Istituzioni di diritto romano e di diritto greco antico) dal punto di vista storico e giuridico.
La risposta non è semplice e sta nel fatto che sulla questione, in nome di principi di varia natura e di difesa di privilegi di genere (compreso il delitto d'onore, cioè la depenalizzazione dei reati commessi per difendersi da veri o presunti adulteri, in particolare omicidi di donne fedifraghe), si è mantenuto l'approccio più codino e retrivo molto più a lungo di quanto si pensi (anche contro i principi della Chiesa stessa). Tanto per dire, l'adulterio ha smesso di essere un reato penale perseguito d'ufficio in Italia, nel 1981 d. C., cioè trent'anni fa, tornando ad essere un problema di rapporti (più o meno accettabili) fra persone, come nella Roma imperiale, e non terreno di intervento dello Stato (reato penale) o della Società (peccato "pubblico" cioè scandalo denunciato dal parroco o dal vescovo). ( )