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Lädt ... Materadavon Fulvio Tomizza
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Melde dich bei LibraryThing an um herauszufinden, ob du dieses Buch mögen würdest. Keine aktuelle Diskussion zu diesem Buch. About that period at the end of WWII when Istria (in the far northwest corner of Croatia) changed hands and there was a mass movement of people to Italian territory. A look into the lives of peasants whose families had been in place--"undisturbed"--for generations suddenly thrust into enormous upheaval. A fascinating story. Materada è il romanzo di esordio di Tomizza, uno dei più noti autori del dopoguerra istriano. E Materada è anche il nome di un paesino in cui l’autore colloca la storia di una famiglia nell’immediato dopoguerra. Francesco è un contadino che lavora la terra, la sua terra; insieme alla famiglia. Ma proprio quella terra gli viene contestata dallo zio che, nell’ambito della divisione ereditaria, gli assegna quella, intanto, espropriata dal comitato del popolo. Oltre la guerra della terra tra italiani sullo sfondo, un’altra guerra, quella dei titini contro il concetto di terra italiana; e al termine di questo breve romanzo Francesco parte per Trieste, come tanti, come troppi italiani, per un esodo di cui per anni non vi è stata traccia nei libri di storia. L’introduzione di Mauro Covacich e l’antologia proposta alla fine del libro lasciano presagire al capolavoro, ma, onestamente, nonostante l’ottima capacità di Tomizza di rendere l’atmosfera dei tempi e del luogo, la mia impressione è che si tratti di un romanzo senza troppe pretese. Non conosco gli altri lavori di Tomizza, ma i fatti e le storie non fanno, da soli, un capolavoro. Un giudizio francamente modesto per questo romanzo. Zeige 3 von 3 keine Rezensionen | Rezension hinzufügen
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Francesco Koslovic -- even his name straddles two cultures. And in the spring of 1955, in the village of Materada on the Istrian Peninsula, the two worlds of Francesco Koslovic are coming apart. A novel both lyrical and elegiac, Materada unfolds against the backdrop of the Istrian exodus -- the departure from their homeland of hundreds of thousands who had once thrived in the peninsula's rich ethnic mixture of Italian and Slav, Croat and Slovene. Complicating -- and hastening -- Koslovic's own departure is his vain attempt to keep land that he and his brother have worked all their lives. As Koslovic narrates the events leading up to his family's displacement -- and the feud that divides the family itself -- he brings a rare immediacy to the questions of ethnic identity that have rolled Central Europe in the twentieth century. A picture of a disappearing way of life, imbued with love for the tastes and tales and songs of his native Istria, Koslovic's story is also a testament to the inextricably intertwined ethnic roots of Balkan history. Keine Bibliotheksbeschreibungen gefunden. |
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Google Books — Lädt ... GenresMelvil Decimal System (DDC)853.914Literature Italian and related languages Italian fiction 1900- 20th Century 1945-1999Klassifikation der Library of Congress [LCC] (USA)BewertungDurchschnitt:
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Nel mio piccolo, per ovviare a qualunque “svista” vi capiti di sentire in questa giornata, vi consiglio questo bellissimo speciale che Internazionale pubblicò lo scorso anno, la consultazione degli articoli di Giap sotto il tag foibe e questo piccolo riassunto della faccenda uscito su Huffington Post.
Inoltre, visto che questo è un blog che parla di libri, vi consiglio di leggere Materada di Fulvio Tomizza, che visse in prima persona gli eventi di Istria (Materada era proprio il suo paese d’origine).
Già dalle prime pagine possiamo renderci conto che la retorica del Giorno del Ricordo poco si confà alla realtà dei fatti e che nessuno slogan politico potrà rendere giustizia alla complessità di una terra di confine come quella di Istria, dove le culture di mescolavano in maniera così naturale che solo l’ottusità della violenza istituzionalizzata poteva distruggere quella pace.
Non si ricava alcun sentimento di amor patrio leggendo Materada: è un romanzo che trasmette un grande squallore. Tomizza inizia il romanzo così: La guerra tutti l'abbiamo provata, e anche la Liberazione che si portò dietro altri lutti e altre miserie. È un incipit che mi ha colpito molto ed è la lunghezza entro la quale si dipaneranno le vicende del protagonista, Francesco, italiano con un cognome slavo, partigiano (di quelli che oggi vorrebbero farci credere fossero solo “stranieri cattivi”), bilingue e vittima degli italiani furbi, di quelli che riescono sempre a girare la frittata (e le leggi) a loro favore, e carnefice di quelli più poveri, di quelli che non hanno nulla e cercano di andare avanti come possono.
«[…] Ero diventata come un chiodo e poi ho capito che neanche tu eri meglio di tua madre e non mi meritavi, anche se non avevo né manzi né terre. E volevi anche tu avere e avere, e non ti importava di altro. Sì, ero troppo povera per voi. [...]»
Non fatevi fregare dalla propaganda revisionista. ( )