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Lädt ... Imprevedibile. Essere pronti per il futuro senza sapere come saràvon Cristiana Parrella
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Siamo andati a questa mostra aperta da ottobre a febbraio per prendere parte ad una seduta dimostrativa riservata ai giovani e meno giovani sulla tanto discussa stampante a 3D. Un dispositivo di cui si sente parlare sempre più spesso, che sta per invadere l’industria tradizionale, e soprattutto, creare un nuovo tipo, l’industria collaborativa.
Non starò qui a parlarvi di questo, perchè intendo dare uno sguardo al libro, in questo caso un catalogo, che si occupa delle varie sezioni presentate sul tema del futuro. Le domande che ci si pone in una visita del genere sono del tipo se è meglio vivere in un mondo che cambia sapendo quello che accade, oppure è meglio vivere senza pensarci. Cosa possiamo fare per cambiare, non solo le arti e le scienze, ma anche il nostro modo di vivere.
Abbiamo così capito che il futuro si articola in sei sezioni nella quali la mostra è organizzata: il futuro arriva, comunque, creando più di quanto possa distruggere. Non si lascia prevedere e abbatte tutti i pregiudizi contro le cose nuove, sapendo che bisogna fare i conti con la natura e che chi non innova e si rinnova rischia di perdere il suo passato.
Il futuro è già qui, solo che non è uniformemente distribuito e non si lascia vedere. Nessuno aveva previsto, ad esempio, che in poco più di una ventina di anni, tutto il pianeta sarebbe diventata una rete, anzi una ragnatela, intercomunicante. Ma la domanda più crudele che ci si possa porre riguarda ogni essere umano ed è posta in questi termini: Che futuro aspetta chi ha raggiunto una vita più lunga?
Per chi, come chi scrive, che può ritenersi un "dinosauro", il futuro non dovrebbe interessare molto. Lo si può liquidare dicendo con la famosa canzone "que sera, sera" e non me ne frega nulla. Arrangiatevi voi che rimanete. Invece le cose non stanno così perchè a me personalmente interessa, e come!, quello che mi aspetta. Il fatto riguarda tutti, giovani compresi, i quali sono e saranno il futuro, destinati anch'essi, però, a diventare un giorno futuro, passato. Non so se mi spiego.
Quando ho visto l'ideatore e padrone della Fondazione il Cav. Golinelli, aggirarsi con il bastone, alla sua veneranda età, come un giovanotto, ho compreso che il passato e il futuro non esistono. Esiste soltanto il presente nel suo implacabile divenire. ( )