Una serie imperdibile, un protagonista unico e che amo moltissimo, tanti personaggi vari che contribuiscono a creare un gruppo organico e variegato e ogni libro è pieno di tante storie e su tutto spicca tanta umanità.
Una lettura a cui non so rinunciare.
Bellissimo anche questo come tutti gli altri. ( )

Ogni volta mi domando cosa mi attragga delle storie di Vichi. Certamente non le trame, sono solo un pretesto.

I protagonisti allora. A cominciare da Franco, questo anziano commissario (non posso definirlo vecchio se no io cosa sono?) con una storia un po’ invidiabile e un po’ no (chi desiderebbe di aver vissuto una guerra?), curioso, deciso, irreale. E poi Piras, campione di chiusura, Diotivede l’umorismo impregnato di cadaveri e morte, il vicino e saggio Dante, il Botta, altro campione di umorismo, l’improbabile Eleonora, e il fedele Blisc, e Mugnai,…

E poi la città, quella Firenze ormai lontanissima con i luoghi che la circondano (qui si parla anche di Comeana) che ho di sfuggita assaggiato a metà degli anni ‘80. Un mondo lontano ormai tramontato, un mondo mediterraneo in cui si vede e si assapora la luce anche in inverno, anche nel vivo di vicende oscure.

In questo volume ho apprezzato molto le pagine dedicate al Museo dell’Opera del Duomo, alla pietà che vi è conservata, al cuore che vi batte dentro. E poi la curiosità che mi ha destato sulla De Cespedes che leggerò quanto prima.