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The English Poems of Milton (Wordsworth Poetry) (Wordsworth Collection)

von John Milton

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486451,079 (3.89)Keine
This book is part of the Everyman series which has been re-set with wide margins and easy-to-read type and includes a themed introduction, a chronology of the life and times of the author, extensive annotations and a critical response.
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Un sonetto sulla luce, inserito in questo libro di composizioni poetiche di John Milton, stamattina mi ha fatto comprendere come si possa camminare anche al buio, nella luce. Non vi sembri strano quanto dico. Appena uscito dal portone di casa, mi sono inoltrato lungo i portici di via Saffi a Bologna, deciso a fare quattro passi, anche se il freddo del mattino era abbastanza pungente.

Davanti e dietro di me, passanti frettolosi ed infreddoliti, avvolti nei loro pensieri si incrociavano con altri provenienti in senso inverso. I loro passi risuonavano sul selciato mentre a sinistra dei portici, in strada, scorreva veloce il traffico di sempre. Faceva davvero freddo. Un tagliente vento di tramontana sferzava i volti facendoli rinchiudere nelle sciarpe e nei colli alti dei cappotti. Tutti sembravano avere una destinazione da raggiungere, una meta da conquistare. All'improvviso, da un portoncino laterale alla mia destra, esce un uomo. La sua figura preceduta da un bastone si allunga davanti a sé. Chiude lentamente il portoncino d'ingresso, svolta verso destra e comincia a camminare. Mi rendo conto che è un cieco e mi accorgo di cominciare a pedinarlo.

Non ho mai fatto una esperienza del genere, seguire il cammino di una persona che si definisce "non vedente". Un essere umano che, nel buio più assoluto, accompagnato soltanto da un bastone bianco, si inoltra di prima mattina, nel traffico della città. Lo seguo a breve distanza e mi rendo conto che è un giovane. Non avrà più di una trentina di anni. Cammina al centro della lunga fila di portici di questa strada che porta diritto al centro della città. Mi sembra che conosca bene il suo percorso, sembra seguire una linea invisibile lungo i portici facendosi guidare dal suo bianco bastone. Schiva abilmente chi gli viene incontro, evitando chi, avendolo di fronte, non si rende conto di stare per scontrarsi con qualcuno che non ha il dono della luce.

Il barbone che di solito staziona all'ingresso del supermercato lo saluta. Lui risponde agitando il suo bastone. Sono sempre più attento a vedere come cammina, mi incuriosisce la sua destinazione. Decido di seguire i suoi passi. Supera una prima fermata dell'autobus, passa anche la seconda. Alla terza si ferma. Non so come abbia fatto. Lo affianco e finalmente riesco a guardarlo in faccia. Un cappuccio gli copre la testa, un naso lungo ed affinato alla Dante Alighieri, un paio di occhiali scuri difendono i suoi occhi. Sta lì impalato alla fermata. Osservo il pugno della sua mano al braccio destro. Le dita si aprono e si chiudono nervosamente. Forse per il freddo, forse come per ricaricarsi di una energia nascosta che gli viene da dentro. Ogni tanto abbozza una sorta di sorriso che a me sembra un ghigno. Come se parlasse con qualcuno dentro. Ma non appare triste.

Passa un primo autobus, non accenna a salire. Ne passa un altro. Un uomo gli si affianca. I due si scambiano alcune frasi che non riesco a comprendere. Arriva un terzo autobus, il numero 38. Si ferma giusto all'altezza dell'uomo. Si apre la porta anteriore. Lui monta guidato dal suo bastone. Dopo d'avere detto qualcosa in direzione del conducente, sale, percorre il corridoio centrale, aggancia una presa. L'autobus si allontana. Ed io resto a terra a riflettere sulla fortuna della luce che mi circonda. Mi guardo intorno. Mi accorgo che nessuno ha fatto caso a lui. Ma so che gli altri non hanno visto quello che non ho veduto nemmeno io. Elogio della luce.

When I consider how my light is spent
Ere half my days in this dark world and wide,
And that one talent which is death to hide
Lodg'd with me useless, though my soul more bent
To serve therewith my Maker, and present
My true account, lest he returning chide,
"Doth God exact day-labour, light denied?"
I fondly ask. But Patience, to prevent
That murmur, soon replies: "God doth not need
Either man's work or his own gifts: who best
Bear his mild yoke, they serve him best. His state
Is kingly; thousands at his bidding speed
And post o'er land and ocean without rest:
They also serve who only stand and wait."

John Milton

---

Quando rifletto su come ho usato la mia luce,
finora, in questo mondo buio e ampio,
e che quel talento, che non è bene nascondere,
ha vissuto in me senza uno scopo, benché la mia anima fosse ben disposta
a servire il mio Creatore e a presentare
il mio vero legame, per paura che lui, rispondendomi, mi potesse rimproverare
"L'esatta fatica giornaliera di Dio, ti ha negato la luce?"
Ingenuamente chiedo, ma la pazienza, per prevenire
quelle lamentele, subito replica: "Dio non ha bisogno
né del lavoro dell'uomo né dei suoi doni, chi meglio
sopporta il suo giogo leggero, lo serve al meglio, il suo stato
è regale. Migliaia ai suoi ordini corrono
e si affrettano su terra e oceano senza riposo:
lo servono anche quelli che solo restano fermi e aspettano".

Il grande poeta inglese John Milton in questo famoso sonetto medita sulla sua cecità. La sua condizione non gli permette di servire Dio come vorrebbe. La Pazienza gli risponde che a Dio molti ricorrono, ma Lui non ha poi tanto bisogno dell'impegno umano. Ciò che conta, lei aggiunge, è da parte dell'uomo la sua capacità a sopportare il giogo divino, per restare a lui fedele senza nulla rimproverarsi. Anche chi è impotente e sta solo ad aspettare avrà una speranza. Chi si ritrova prigioniero del buio e senza luce sarà aiutato a far parte del mistero di Dio. Come quel giovane cieco che stamani ho visto in via Saffi. ( )
  AntonioGallo | Nov 2, 2017 |
I find epic poetry tough, but once through it worth it. ( )
  charlie68 | Jan 16, 2010 |
I'm glad I finally read this. I was amazed at how much poetry could come from what is essentially such a short story in the Bible. I respect the depth of Milton's intellect and the sincerity of his beliefs. Perhaps because I was influenced by Professor Savage, I don't feel myself falling prey to the thinking that Satan is the real hero of the poem -- but I certainly empathize with that point of view, as Milton succeeds in making Satan the most sympathetic and psychologically realistic character. No, I think Paradise Lost is more interesting if you reject this reading, and realize that in spite of his sympathetic portrayal, Satan is evil.

Intellectual admiration for Milton's accomplishment aside, what I feel most about Paradise Lost is frustration at the portrayal of women. All of this "weaker vessel" / "source of sin" crap had such a horrible impact on Western civilization. I know the viewpoint didn't start with Paradise Lost, but it was certainly reflected and perpetuated there. Grr. ( )
1 abstimmen BrianDewey | Sep 20, 2007 |
This volume presents a complete text of all Milton's verse. Coleridge linked Milton and Shakespeare as the greatest of English poets, and even in our time Milton continues to exert a powerful influence, both on the writing of poetry and on critical debate.
  antimuzak | Nov 15, 2005 |
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AutorennameRolleArt des AutorsWerk?Status
John MiltonHauptautoralle Ausgabenberechnet
Beeching, H. C.HerausgeberCo-Autoreinige Ausgabenbestätigt

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