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Tausend Jahre, die ich hier bin (2006)

von Mariolina Venezia

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16910162,784 (3.3)6
In a tiny, ancient Italian hill town, where the land gives little and money and food are scarce, Don Francesco Falcone is a man to be reckoned with: rich, powerful, restless, intransigent. When he meets another force of nature, Concetta, a penniless but indestructible farmworker, the stage is set for the creation of an exceptional family: generations of strong, complicated boys and, especially, girls. The battles among them are many as they live through historical upheaval and private passions. Their stories are told by Gioia, the last of the line, a woman of our times who fights tirelessly against convention. She is the product of a family of memorable women who know how to survive, and also how to make something fantastical and rich out of their lives: with their hands they create delicate and complex embroideries, while their minds embroider endless, elaborate stories. In this sweeping, unforgettable novel, Mariolina Venezia portrays five generations of the Falcone family. Through their complicated, funny, tragic, and astonishing stories, Venezia also recounts a century and a half of Italy's tumultuous history.Been Here a Thousand Yearsis a testament to the Falcone family, and also to the vibrant, irrational, irresistible country that produced it.… (mehr)
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Biblio Raquel
  sllorens | Dec 3, 2021 |
La saga d'una familia de Grottole, a la Basilicata. Cinc generacions explicades en 244 pàgines, una història emocionant que vincula perfectament la vida dels seus personatges amb la història italiana recent, des del 1861, data de la reunificació italiana fins a la caiguda del mur de Berlín al 1989. Francesco Falcone i Concetta inicien la dinastia fins a la seva rebesnéta Gioia i la seva filla. El pas d'una societat pagesa i tancada en si mateixa fins a la vida dels nostres dies. Molt interessant, amb escenes colpidores. ( )
  Nuriagarciaturu | Jul 11, 2021 |
Grottole, nei pressi di Matera: dall'Unità d'Italia ai giorni nostri, le vicende straordinarie e quotidiane dei Falcone. Dal capostipite Don Francesco con i suoi barili d'oro sepolti e mai più ritrovati alla piccola Gioia che fugge di casa un secolo dopo per dimenticare tutto e tutti, mille e ancora mille storie d'amore, morte, gelosia, amicizia, mentre intorno infuriano le tempeste della Storia e si susseguono le generazioni passandosi silenziosamente il testimone.
  kikka62 | Mar 19, 2020 |
“La via verso ciò che sarà è come un labirinto pieno di strade che non portano da nessuna parte.”

La trama, è impossibile non notarlo per chi ha letto entrambi, ricalca in maniera spudorata il capolavoro di Marquez “Cent’anni di solitudine”, pur sconfessando, l’autrice, la teoria sulla ciclicità del tempo che sta alla base di quel romanzo.
È comunque, secondo me, un’operazione ben riuscita, la saga della famiglia Falcone, ambientata nella nostrana valle del Basento in Basilicata, accompagnerà per oltre un secolo le vicende italiane con qualche intrusione europea comunque discreta.
La scrittura è scorrevole e coinvolgente evitando, pur avvicinandosi spesso, la tentazione criptica e solo verso la fine si osserva una leggera stanchezza narrativa.
Le vicende di questa tipica e numerosa famiglia meridionale sono significative perché in qualche modo possono rappresentare molti degli italiani la cui condizione era simile, ma ancor di più perché penetra in maniera decisa in quella che è stata la realtà negli ultimi 150 anni di una delle regioni italiane meno conosciute in assoluto, se non, negli anni, solo per lo sfruttamento delle risorse naturali e umane.
Filo conduttore della storia almeno per quel che riguarda le persone, la fiera figura di don Francesco Falcone che con i suoi barili di ducati, nascosti per sottrarli ai briganti, sia quelli del posto che quelli piemontesi, e ritrovati quando ormai non più spendibili, costruisce una leggenda che accomunerà immancabilmente, nel tempo a venire, tutti i protagonisti a simboleggiare come una sorta di marchio di appartenenza familiare.

Riporto qua sotto due passaggi del libro, uno semplicemente per la sua bellezza letteraria, l’altro invece come controinformazione sui fatti successi nel sud all’indomani dell’unità d’Italia, e su cui ancora, incredibilmente, aleggia una censura ufficiosa ma di fatto operativa a tutti gli effetti…

“Quante cose può perdere un uomo eppure restare se stesso? Può perdere l’amore, il denaro, la posizione. Una persona cara. La dignità. Può sprecare il suo talento o perdere la sua grande occasione, mancare l’appuntamento al quale si è preparato per tutta la vita. Può perdere i suoi ideali, i suoi sogni, e alla fine anche la memoria.
E se un uomo fosse anche questo? Tutte le vite che avrebbe potuto vivere, tutto ciò che ha perso?”

“Fra il 1861 e il 1863 il neonato stato italiano impiegò circa 120.000 soldati, cioè quasi la metà dell’esercito nazionale appena costituito, in un massacro che nel resto d’Europa venne definito pari a quello degli indiani d’America: la lotta contro il brigantaggio nelle province meridionali. Il numero dei morti fu superiore a quello dei caduti in tutte le guerre del risorgimento messi insieme, ma nei libri di storia non ne è restato quasi traccia.” ( )
  barocco | May 29, 2017 |
... che nella parte finale ci sia come un cambio di tono e di stile nella scrittura. Mi sembra che il calo cominci dalla gravidanza di Alba e continui poi per tutta la parte dedicata a Gioia.
E tutta questa seconda parte non è riuscita a farmi sentire coinvolta, nonostante il percorso formativo e l'età ipotetica di Gioia possano coincidere con uno spezzone della mia gioventù: il 16 marzo 1978 mi trovavo in un altro liceo a soli pochi passi di distanza dagli scalini dell'E.Duni su cui era seduta Gioia quando si venne a sapere del rapimento di Moro; le case abbandonate dei sassi erano diventate anche per me punto di ritrovo e direi di riferimento... questa condivisione di luoghi e di esperienze, però, non è stata in grado di trasmettermi emozioni, le ho lette quasi con un atteggiamento neutro, senza coinvolgimento.
Le impressioni più forti restano quelle della parte iniziale del libro ed è a questa parte che assegno le stelline.

un'ultima noticina, una sensazione, forse sbagliata, anzi sicuramente sbagliata, ma presente: durante la lettura non potevo evitare di riportare alla mente "l'arte della gioia" di goliarda sapienza e la sua bellissima Modesta, forse per il periodo storico simile, per la numerosità dei personaggi, forse per l'ambientazione nel meridione d'italia da cui provengo anch'io... ( )
  TheAuntie | Aug 23, 2012 |
While it’s easy to get lost amid the branches of the voluminous family tree (thankfully, Venezia supplies a diagram), the storytelling, as translated by Marina Harss, is enchanting — imbued with sentiment without being sentimental.
 

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In a tiny, ancient Italian hill town, where the land gives little and money and food are scarce, Don Francesco Falcone is a man to be reckoned with: rich, powerful, restless, intransigent. When he meets another force of nature, Concetta, a penniless but indestructible farmworker, the stage is set for the creation of an exceptional family: generations of strong, complicated boys and, especially, girls. The battles among them are many as they live through historical upheaval and private passions. Their stories are told by Gioia, the last of the line, a woman of our times who fights tirelessly against convention. She is the product of a family of memorable women who know how to survive, and also how to make something fantastical and rich out of their lives: with their hands they create delicate and complex embroideries, while their minds embroider endless, elaborate stories. In this sweeping, unforgettable novel, Mariolina Venezia portrays five generations of the Falcone family. Through their complicated, funny, tragic, and astonishing stories, Venezia also recounts a century and a half of Italy's tumultuous history.Been Here a Thousand Yearsis a testament to the Falcone family, and also to the vibrant, irrational, irresistible country that produced it.

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