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Fünf nach zwölf in Bhopal : die Geschichte der größten Giftgaskatastrophe unserer Zeit

von Dominique Lapierre, Javier Moro (Autor)

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Recreates the events of December 3, 1984, in the ancient city of Bhopal, India, when a cloud of toxic gas escaped from an American pesticide plant, killing and injuring thousands of people.
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Mezzanotte e cinque a Bhopal parte da lontano, spiegandoci quanto sia stata devastante l’azione degli insetti nell’agricoltura, soprattutto nelle zone più povere del mondo, e quanto sia stata rivoluzionaria la scoperta degli insetticidi, che permettono di salvare molto più raccolto.

Sembrava tutto fantastico: si era addirittura avuto l’idea di portare uno stabilimento della Union Carbide Corporation in India, a Bhopal, per produrre direttamente in loco l’insetticida che avrebbe salvato i raccolti di migliaia di contadini.

Purtroppo, la voglia di profitto, la sciatteria e la superficialità dell’essere umano ci hanno messo lo zampino e il sogno è bruscamente finito con la morte di migliaia di persone e l'avvelenamento dell’ambiente, che ha causato malformazioni, malattie e altre morti. Infatti, per fabbricare il Sevin, l’insetticida in questione, è necessario l’isocianato di metile, uno dei gas più pericolosi usati nell’industria chimica: nella loro tracotanza, nessuno dei dirigenti della Carbide e dei politici locali aveva pensato ai pericoli che correvano le zone abitate limitrofe e a prendere provvedimenti per scongiurarli.

Quando si perde di vista l’essere umano come beneficiario ultimo di tutto quello che facciamo, le storie non hanno mai un lieto fine. Dominique Lapierre e Javier Moro raccontano puntualmente come si è arrivati al disastro e quanto tremendo fu l’arrivo della nube di gas in piena notte e in mezzo a diversi festeggiamenti che avevano radunato molte persone (se siete sensibili a queste narrazioni, vi consiglio di fate attenzione perché il resoconto è molto crudo).

Dopo l’incidente, è iniziato il rimpallo di responsabilità che ha fatto sì che ancora oggi l’area non sia stata ancora bonificata e le conseguenze della contaminazione siano arrivate fino a oggi.

Per maggiori informazioni e per fare qualcosa di concreto se vi va, vi lascio il sito di The Bhopal Medical Appeal. ( )
  lasiepedimore | Nov 12, 2023 |
Trasformare un drammatico fatto di cronaca in una lettura di presa, ma soprattutto in un racconto capace di suscitare indignazione, non è cosa da poco. Ci riesce bene Dominique Lapierre, giornalista e scrittore francese scomparso a dicembre del 2022, accompagnato in questa impresa da Javier Moro, figlio di Bernadette Lapierre, sorella proprio del primo autore.
Scorre come un film il libro, dove i fotogrammi si rincorrono e via via penetrano i fatti con lacerante lucidità, soffermandosi sulla quotidianità sconvolta della povera gente, dei lavoratori, delle famiglie, di un’intera comunità. Mettendo in luce temi quali lo sfruttamento dei Paesi più poveri da parte delle grandi multinazionali, l’ingiustizia sociale concimata dalle logiche del profitto, quel senso di impotenza davanti all’incapacità o la non volontà di riconoscere una colpa. E che colpa!
Trattandosi di fatti di cronaca, tra l’altro ampiamente documentati, citare ciò di cui parla questo libro mi assolve dal commettere il peccato di spoiler. Va detto anche che il racconto esplora aspetti emotivi che si colgono difficilmente nella pura esposizione dei fatti raccontati.
Nella notte fra il 2 ed il 3 dicembre del 1984, a Bhopal, in India, si verificò uno dei più grandi disastri nella storia dell’industria chimica. Da uno stabilimento della Union Carbide, multinazionale chimica statunitense, produttrice di fitofarmaci, fuoriescono quaranta tonnellate di un gas letale, responsabili di una vera strage tra gli abitanti della cittadina dell’India settentrionale, capitale dello Stato del Madhya Pradesh.
E l’epilogo di una serie di scelte sbagliate per cercare, già negli anni precedenti, di sfruttare la manodopera a basso costo della regione e dare vita ad un polo chimico che massimizzasse i profitti. Fu però un fallimento economico, complice la situazione indiana ed alcune scelte strategiche dell’azienda americana. Lo stabilimento chiuse i battenti nel 1980, ma la società si “dimenticò” di mettere in valigia alla sua partenza qualcosa come 60 tonnellate di metil-isocianato, abbandonate all’incuria. L’isocianato di metile puzza di cavolo cotto, ma è un killer silenzioso. Si muove furtivo tra le logore tubature dell’ex impianto e aspetta il momento giusto. La notte del 2 dicembre 1984 quel momento arriva: un guasto provoca uno sversamento d’acqua nelle cisterne. Acqua. All’isocianato serviva proprio quella per evadere. La reazione innesta un’esplosione e la mattina seguente la reazione che si innesca genera una nube tossica. La Bhopal più povera, quella degli slum, ne è colpita appieno: senso di soffocamento, bruciore agli occhi. Molti muoiono per le strade, mentre gli ospedali si saturano ed i medici inermi sono privi di alcuna informazione poiché la Union Carbide non offre alcuna informazione sulla natura dell’agente chimico. In settemila muoiono nel giro di qualche giorno, altri 15 mila se ne vanno lentamente, ma ad anni di distanza si stimano tra le 16 mila e le 30 mila vittime per la contaminazione del territorio circostante. Sono 800 mila le persone colpite direttamente o indirettamente dal disastro e l’acqua è ancora contaminata. Gli effetti si possono ritrovare ancora oggi nei ritardi di crescita e sviluppo dei figli di genitori esposti alla nube.
In questo racconto la scrittura di Dominique Lapierre e Javier Moro va ben oltre quanto, sentendo del disastro, potremmo immaginare. Ci riporta anche a ciò che accadde in Italia il 10 luglio del 1976 quando nell'azienda ICMESA di Meda, avvenne la fuoriuscita e la dispersione di una nube di diossina TCDD, una sostanza artificiale fra le più tossiche. Il veleno investì una vasta area di terreni dei comuni limitrofi della bassa Brianza, particolarmente quello di Seveso.
Ciò che ne esce lacerato, letteralmente fatto a pezzi, è l’idea di lecita giustizia che ci aspetteremmo nel dopo disastro. Warren Anderson, al tempo dei fatti direttore della Union Carbide, non è mai stato processato, basti pensare che le autorità indiane hanno atteso qualcosa come otto anni per spiccare un mandato di arresto nei suoi confronti ed un ventennio per la relativa richiesta d’estradizione. Nel 1989 la Union Carbide ha negoziato un rimborso di appena 470 milioni di dollari col governo indiano, senza nemmeno prendere contatto con le associazioni delle vittime, ai cui superstiti sono giunte cifre ridicole e sovente nemmeno un centesimo.
Mezzanotte e cinque a Bhopal è dunque più di un saggio, di una cronaca giornalistica. E’ più di un racconto. E’ una denuncia senza ma e senza perché. Qualcosa che dovrebbe farci aprire gli occhi sulle nostre comode distrazioni, pena l’impietosa cecità di Saramago.

Pubblicato su: https://www.territoridicarta.com/blog/mezzanotte-e-cinque-a-bhopal-di-dominique-...
https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/ ( )
  Sagitta61 | Apr 18, 2023 |
Doce y cinco de la noche del 2 al 3 de diciembre de 1984. Una fulgurante nube de gas tóxico se escapa de una fábrica norteamericana de pesticidas construida en el corazón de la antigua ciudad india de Bhopal. Causa treinta mil muertos y quinientos mil heridos. Es la catástrofe industrial más mortífera de la historia. Este libro narra la emocionante aventura humana y tecnológica que desembocó en esta tragedia.
  Natt90 | Mar 23, 2023 |
P.38:
"after 3 years of intense effort the team came up with a combination of a methyl derivative of carbamic acid and alpha naphthalon, in the form of whitish crystals soluble in water. those three years had been taken up with hundreds of experiments, not just on all known species of insects, but also on thousands of rats, rabbits, pigeons, fish, bees and even shrimps and lobsters."

P.127:
"the inhabitants of Bhopal may not have understood the function of the chimneys, tanks and pipe work they saw under construction, but they all came rushing to the cricket and volleyball matches the new factory sponsored. carbide had even set up a highly successful hockey team. as a tribute to the particular family of pesticides to which Sevin belonged, it called its team 'the carbamates.' Nor did carbide forget the most poverty stricken. on the eve of the Diwali festival, young padmini saw an official delegation of carbiders handing out baskets full of sweets, bars of chocolate and cookies. while the children launched themselves at the sweets, other employees went around the huts, distributing what carbide considered to be a most useful gift in overpopulated india: condoms." ( )
  burritapal | Oct 23, 2022 |
This isn't a review, more like a reminder for me to pick up the book at the library again next time I visit my mother... that's where I stumbled over it and started reading this story of unimaginable human arrogance. I agree with the critics of the book that the language is occasionally a bit banal (in a sort of patronizing way towards the Indians) but I can't help feeling I get to know the principal characters rather well: the little girl, the legless man... -- Either way, I will replace this temporary blurb with a brief review once I finish the book sometime after the summer, as I won't have chance to track it up before then. For the time being I read barely half of it. Very keen to finish it off, though! The book seems to be rather well researched.
  ketolus | Aug 7, 2017 |
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Lapierre, DominiqueAutorHauptautoralle Ausgabenbestätigt
Moro, JavierAutorHauptautoralle Ausgabenbestätigt
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Literaturhinweise zu diesem Werk aus externen Quellen.

Wikipedia auf Englisch (4)

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