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Services secrets et géopolitique

von Pierre Lacoste

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Gli autori - il primo direttore della DGSE dal 1982 al 1985 e il secondo direttore di studio del Collegio Interarma della Difesa - illustrano in modo limpido alcuni aspetti di grande rilievo del modus operandi della intelligence. Ebbene, che i servizi segreti debbano far fronte alle minacce determinate dalla strategia diretta è evidente ma dovrebbe essere altrettanto evidente che soprattutto quelle provenienti dalla strategia indiretta sono assai più complesse poichè si concretizzano nelle attività clandestine.In linea di massima, spionaggio e controspionaggio devono avere come scopo unitario e fondamentale il ridimensionamento della aleatorietà delle relazioni internazionali dal momento che l'intelligence fornisce al decisore politico la conoscenza delle intenzioni e degli obiettivi degli attori nazionali e internazionali. Affinchè questi obiettivi si possano attuare, e` necessario la ricerca della supremazia informativa che determina l'asimmetria della conoscenza. Partendo dall'assunto che il pragmatismo - di cui Churchill fu maestro - deve essere abbinato alla indipendenza di giudizio, l'obiettività delle analisi fornite al decisore politico deve essere un requisito indispensabile per il conseguimento della credibilità. Certo esistono diversi tipi di intelligence - da quella militare che l'autore predilige - a quella diplomatica - costruita sulle fonti aperte e confidenziali - per giungere a quella poliziesca. Ebbene quest'ultima - in un contesto democratico - deve necessariamente rispettare i vincoli della giurisprudenza civile e penale soprattutto perchè svolge funzioni di polizia giudiziaria. Al contrario, in un contesto autoritario se non totalitario, la logica alla quale si è ispirata l'intelligence poliziesca è stata quella della paranoia che in Urss ha trovato modo di esprimersi in modo drammaticamente efficiente. Proprio a proposito del contesto politico, Lacoste individua con grande chiarezza didattica alcune delle principali differenze tra la logica che anima la prassi politica e quella che determina l'intelligence: da un lato il decisore politico si affida alle sue intuizioni, tiene conto dell'elettorato e delle ripercussioni che le sue decisioni possono avere nel contesto della politica interna con un respiro temporale di brve termine; dall'altro lato l'analista, dovrà tener conto della dinamica effettiva delle relazioni internazionali, dare informazioni equilibrate che abbiano una dimensione temporale ampia. A parte queste diffficoltà inevitabili, ne esistono altrettante attinenti alla logica stessa del lavoro di intelligence: la demonizzazione dell'avversario, l'ingerenza ideologica e il complottismo o autointossicazione (pericolo quest'ultimo evidente soprattutto nel controspionaggio). Indubbiamnete le modificazioni a livello geopolitico da un lato richiedono l'utilizzo di una tecnologia sempre più sofisticata e dall'altro richiedono una apertura mentale sempre maggiore che tenga conto della evoluzione degli attori internazionali che non sono più solo gli stati - e le rispettive forze armate - ma anche gli attori sovranazionali come le multinazionali, le ong, il movimento no global le cui modalità operative rispecchiano quelle della sovversione tradizionale e la criminalità organizzata.
  gagliano | Jul 18, 2009 |
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