Un viaggio in treno , lungo come la transiberiana, attraverso linee secondarie, piccole stazioni e grandi paesaggi. Il libro fa venir voglia di viaggiare in treno e riscoprire cosí l´Italia. Bellissimi anche i disegni di Altan. ( )

Commovente per chiunque abbia più di 50 anni, soprattutto se meridionale (o meglio non di città) e con qualche parente in Ferrovia.
Non è un viaggio metaforico (o, magari, si) ma un viaggio vero, fatto di immagini poetiche dentro splendide sintesi e aggettivazioni accattivanti e subdolamente illustrato da una storia-commento di Altan.
Un peana ad un paese che non c'è più (meno male?) ed alle storie, alle relazioni, all'esperienza faticosa dell'epoca in cui IL mezzo di trasporto era il treno, con un lento trascinarsi su linee secondarie (i "rami secchi") immagine della trasformazione di un'infanzia (gioventù) giocosa e umana in una maturità mercantile e distruttiva. Ma anche con inaspettate sacche di resistenza (i "vecchi di Parma", feroci difensori dei loro orti autarchici a ridosso delle massicciate ferroviarie) ed una diffusa attesa messianica della pensione, da parte di macchinisti e ferrovieri di ogni latitudine per "uscire da questo casino". E qualche sprazzo di sindacato, più o meno autonomo, ultimo vano baluardo contro la trasformazione del viaggiatore in cliente, a difesa di una motivazione e di un convincimento del senso profondo del lavoro per la collettività.
Don Chisciotte non per nostalgia ma per difendere - ormai inutilmente, peggio che Leonida alle Termopili - un patrimonio dilapidato in nome dell'efficienza, foglia di fico sulla rapina del bene pubblico. ( )