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Introduction à la pensée complexe

von Edgar Morin

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En este volumen se recogen una serie de ensayos y presentaciones realizadas entre 1976 y 1988.
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Il pensiero complesso di Morin è un approccio che si propone di superare la visione riduzionista e semplificatrice che caratterizza spesso la scienza e la cultura occidentale. Morin sostiene che la realtà è costituita da sistemi complessi, in cui gli elementi sono interconnessi e interdipendenti, e che per comprendere la realtà è necessario adottare un approccio olistico che tenga conto di questa complessità.

Il libro di Morin si compone di tre parti. Nella prima parte, Morin presenta una riflessione sulla complessità come caratteristica fondamentale del mondo in cui viviamo. Egli sostiene che la complessità è un dato di fatto della realtà e che la nostra comprensione del mondo deve tenerne conto.

Nella seconda parte, Morin presenta gli strumenti del pensiero complesso. Questi strumenti includono la dialettica, cioè il confronto di idee contrapposte, il ricorso alla conoscenza parziale, l'approccio sistemico e l'auto-organizzazione. La dialettica, ad esempio, permette di superare la visione dualistica del mondo, mentre il ricorso alla conoscenza parziale consente di affrontare la complessità senza cercare di coglierla nella sua totalità.

Nella terza parte, Morin applica il pensiero complesso a diversi campi, tra cui la biologia, l'antropologia, la politica e l'economia. In ogni caso, Morin dimostra come l'approccio complesso possa fornire nuove chiavi di lettura e nuove soluzioni ai problemi che affrontiamo.

Il libro di Morin rappresenta un importante contributo alla riflessione sulle complessità del mondo contemporaneo e suggerisce strumenti e approcci utili per affrontarle. Il pensiero complesso di Morin si propone di superare la visione riduzionista e semplificatrice della realtà e di adottare un approccio olistico che tenga conto della molteplicità di elementi che interagiscono all'interno di un sistema.

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Il pensiero lineare è un approccio alla risoluzione dei problemi che si basa sulla separazione dei fenomeni in parti distinte e sulla considerazione di queste parti in modo sequenziale e isolato. Questo approccio tende a semplificare la realtà, riducendo la complessità dei fenomeni osservati e considerando solo le relazioni lineari tra le diverse variabili.

Il pensiero complesso, invece, considera i fenomeni come sistemi interconnessi e multidimensionali. Questo approccio tiene conto delle relazioni non-lineari tra le diverse variabili e cerca di comprendere il contesto e le interazioni tra le parti. Il pensiero complesso si basa su una visione olistica della realtà, che consente di comprendere la complessità dei fenomeni osservati e di sviluppare soluzioni che tengano conto delle diverse forze in gioco.

In sintesi, le principali differenze tra il pensiero lineare e il pensiero complesso sono:
Il pensiero lineare tende a semplificare la realtà, mentre il pensiero complesso cerca di comprendere la complessità dei fenomeni osservati.
Il pensiero lineare considera solo le relazioni lineari tra le diverse variabili, mentre il pensiero complesso tiene conto delle relazioni non-lineari e delle interazioni tra le parti.
Il pensiero lineare si basa sulla separazione dei fenomeni in parti distinte, mentre il pensiero complesso si basa su una visione olistica della realtà.

Sviluppare la capacità di pensare in modo complesso richiede pratica e impegno. Ecco alcuni suggerimenti che possono aiutare a sviluppare questo tipo di pensiero:

Ampliare le prospettive: Espandere la propria visione del mondo cercando di comprendere diverse prospettive e punti di vista. Ciò può essere fatto attraverso l'ascolto attivo, l'osservazione e l'apertura mentale.

Analizzare i sistemi: Analizzare fenomeni complessi e cercare di comprendere le relazioni tra le diverse componenti che li compongono. Si può fare esercizio di analisi di diversi sistemi, come ad esempio un ecosistema, una rete sociale, o un sistema di produzione.

Pensiero critico: Sviluppare una mentalità critica e curiosa, in grado di porre domande e cercare risposte in modo autonomo. Questo può essere fatto attraverso la ricerca di informazioni, l'analisi di dati e la valutazione delle fonti.

Apprendimento continuo: Mantenere una mentalità aperta e imparare continuamente, cercando di approfondire la conoscenza di diversi campi e discipline.

Pensiero creativo: Sviluppare la capacità di pensare fuori dagli schemi e trovare soluzioni innovative ai problemi. Ciò può essere fatto attraverso la pratica di attività che favoriscano la creatività, come l'arte, la scrittura o la risoluzione di puzzle.

Lo sviluppo del pensiero complesso richiede impegno, curiosità e pratica costante. Con l'esercizio, si può sviluppare una visione più ampia e integrata della realtà, in grado di comprendere la complessità dei fenomeni osservati e di sviluppare soluzioni innovative ai problemi.

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Oltre alla distinzione tra pensiero razionale e pensiero intuitivo, esistono altre possibili classificazioni dei tipi di pensiero.

Una di queste è la distinzione tra pensiero lineare e pensiero sistemico. Il pensiero lineare si basa sull'idea che un evento sia la causa diretta di un altro evento, seguendo un processo di causa-effetto. Il pensiero sistemico, invece, considera gli eventi come interconnessi all'interno di un sistema complesso, dove ogni evento può influenzare gli altri in modo non lineare e non prevedibile.

Un'altra distinzione comune è quella tra pensiero convergente e pensiero divergente. Il pensiero convergente si concentra sulla ricerca di una soluzione unica e corretta per un problema, mentre il pensiero divergente si concentra sulla generazione di molte idee diverse e creative per affrontare un problema.

Inoltre, esiste la distinzione tra pensiero verticale e pensiero laterale. Il pensiero verticale si basa sull'analisi logica e sulla razionalità, mentre il pensiero laterale si concentra sull'uso di tecniche creative e di pensiero fuori dagli schemi per trovare soluzioni innovative.

Infine, esiste la distinzione tra pensiero critico e pensiero creativo. Il pensiero critico si concentra sulla valutazione critica delle informazioni e sulla capacità di analizzare e sintetizzare i dati, mentre il pensiero creativo si concentra sulla capacità di generare nuove idee e di trovare soluzioni innovative a problemi complessi.

In generale, la distinzione tra i vari tipi di pensiero dipende dalle finalità e dagli obiettivi che si vogliono raggiungere, e spesso i diversi tipi di pensiero possono essere utilizzati in modo complementare per affrontare problemi complessi e trovare soluzioni innovative.

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Il pensiero è un processo mentale che consente di elaborare, organizzare e interpretare le informazioni provenienti dall'ambiente esterno e dall'esperienza interiore. Esso comprende l'insieme delle attività cognitive che permettono di acquisire, elaborare, memorizzare e utilizzare le informazioni.

Il pensiero può assumere forme diverse a seconda del contesto e delle finalità che si vogliono raggiungere. Ad esempio, il pensiero può essere razionale, intuitivo, creativo, critico, analitico, sintetico, lineare, sistemico, convergente, divergente, verticale, laterale e così via.

Il pensiero è un'attività che coinvolge diverse aree del cervello e che si basa su processi neurobiologici complessi, tra cui l'elaborazione delle informazioni sensoriali, la memoria, l'attenzione, il ragionamento e l'immaginazione.

Il pensiero è essenziale per la comprensione del mondo e per l'adattamento alle situazioni e alle sfide che si presentano nella vita. Esso consente di elaborare informazioni, di risolvere problemi, di prendere decisioni, di pianificare azioni e di comunicare con gli altri.

In sintesi, il pensiero è una funzione mentale che consente di elaborare e interpretare le informazioni provenienti dall'ambiente esterno e dall'esperienza interiore, e che si basa su processi neurobiologici complessi. Il pensiero assume forme diverse a seconda delle finalità e degli obiettivi che si vogliono raggiungere, ed è fondamentale per la comprensione del mondo e per l'adattamento alle situazioni e alle sfide della vita. ( )
  AntonioGallo | Jul 7, 2023 |
Ensayos y presentaciones realizadas por Edgar Morin entre 1976 y 1988, en las que introduce lo transdisciplinar al concepto de lo complejo ( )
  hernanvillamil | Sep 8, 2020 |
Librería 6. Estante 4
  atman2019 | Dec 18, 2019 |
I’ve read this book together with the English edition “MORIN. On Complexity”. I strongly recommend reading the English version, because it also contains an excellent introduction into the life and work of Edgar Morin, and 4 extra, even more interesting essays, but without mention where they were published before. As to the content of this book, I refer to my review of the English edition. ( )
  bookomaniac | Jan 6, 2018 |
Una breve compilación de ensayos y presentaciones del pensador frances Edgar Morin realizadas entre 1976 y 1988, en la que se presenta el pensamiento complejo de una forma concisa y bastante clara. Estas son las notas (subrayados) que he tomado:

Introducción:

“La complejidad es una palabra problema y no una palabra solución.”

“Mientras que el pensamiento simplificador desintregra la complejidad de lo real, el pensamiento complejo integra lo más posible los modos simplificadores de pensar, pero rechaza las consecuencias mutilantes, reduccionistas, unidimensionales y finalmente cegadoras de una simplificación que se toma por reflejo de aquello que hubiere de real en la realidad.”

“[...] el pensamiento complejo aspira al conocimiento multidimensional. Pero sabe, desde el comienzo, que el conocimiento complejo es imposible: uno de los axiomas de la complejidad es la imposibilidad, incluso teórica, de una omni-ciencia.”

“[...] el pensamiento complejo está animado por una tensión permanente entre la aspiración a un saber no parcelado, no dividido, no reduccionista, y el reconocimiento de lo inacabado e incompleto de todo conocimiento. “

” [...]la palabra complejidad [surge] a fines de los años 1960, vehiculizada por la Teoría de la Información, la Cibernética, la Teoría de Sistemas, el concepto de auto-organización [...]“
La necesidad del pensamiento complejo.

[...]” la complejidad es un tejido (complexus: lo que está tejido en conjunto) de constituyentes heterogéneos inseparablemente asociados: presenta la paradoja de lo uno y lo múltiple. Al mirar con más atención, la complejidad es, efectivamente, el tejido de eventos, acciones, interacciones, retroacciones, determinaciones, azares, que constituyen nuestro mundo fenoménico.”

“[...] las partículas elementales no son los ladrillos primarios, sino una frontera sobre la complejidad tal vez inconcebible; el cosmos no es una máquina perfecta, sino un proceso en vías de desintegración y, al mismo tiempo, de organización. “

“[...] habría que sustituir al paradigma de disyunción /reducción /unidimensionalización por un paradigma de distinción/ conjunción que permita distinguir sin desarticular, asociar sin identificar o reducir.”

“[...] lo simple no existe: sólo existe lo simplificado“

“La antigua patología del pensamiento daba una vida independiente a los mitos y a los dioses que creaba. La patología moderna del espíritu está en la hiper-simplificación que ciega a la complejidad de lo real. La patología de la idea está en el idealismo, en donde la idea oculta a la realidad que tiene por misión traducir, y se toma como única realidad. La enfermedad de la teoría está en el doctrinarismo y en el dogmatismo, que cierran a la teoría sobre ella misma y la petrifican. La patología de la la razón es racionalización, que encierra a lo real en un sistema de ideas coherente, pero parcial y unilateral, y que no sabe que una parte de lo real es irracionalizable, ni que la racionalidad tiene por misión dialogar con lo irracionalizable. “

El paradigma de la complejidad:

“[...] un paradigma está constituido por un cierto tipo de relación lógica extremadamente fuerte entre nociones maestras, nociones clave, principios clave. Esa relación y esos principios van a gobernar todos los discursos que obedecen, inconscientemente, a su gobierno.”

“Lo que es más, en el siglo XX tuvo lugar este acontecimiento mayor: la irrupción del desorden en el universo físico. En efecto, el segundo principio de la termodinamica, formulado por Carnot y por Clausius, es, primeramente, un principio de degradación de energía. El primer principio, que es el principio de la conservación de la energía, se acompaña de un principio que dice que la energía se degrada bajo la forma de calor. Toda actividad, todo trabajo, produce calor; dicho de otro modo, toda utilización de la energía tiende a degradar dicha energía. [...] El desorden está, entonces, en el universo físico, ligado a todo trabajo, a toda transformación.”

La complejidad y la acción.

“La acción supone complejidad, es decir, elementos aleatorios, azar, iniciativa, decisión, conciencia de las derivas y de las transformaciones.
“El dominio de la acción es muy aleatorio, muy incierto. Nos impone una conciencia muy aguda de los elementos aleatorios, las derivas, las bifurcaciones, y nos impone la reflexión sobre la complejidad misma.”

“[...] noción de ecología de la acción: En el momento en que un individuo emprende una acción, cualesquiera que fuere, ésta comienza a escapar a sus intenciones. Esa acción entra en un universo de interacciones y es finalmente el ambiente el que toma posesión.”

“La palabra estrategia se opone a la palabra programa. Para las secuencias que se sitúan en un ambiente estable, conviene utilizar programas. El programa no obliga a estar vigilante. No obliga a innovar. [...] Si surge un problema inesperado, hace falta decidir si hay que cambiar el estrategias. Es por eso que tenemos que utilizar múltiples fragmentos de acción programada para poder concentrarnos sobre lo que es importante, la estrategia con los elementos aleatorios. “

“Lo importante, es lo que sucede en momentos de crisis, en momentos de decisión, en los que la máquina se vuelve no trivial: actúa de una manera que no podemos predecir. Todo lo que concierne al surgimiento de lo nuevo es no trivial y no puede ser predicho por anticipado.”

“Nuestras sociedades son máquinas no triviales en el sentido, también, de que conocen, sin cesar, crisis políticas, económicas y sociales. Toda crisis es un incremento de las incertidumbres. La predictibilidad disminuye. Los desórdenes se vuelven amenazadores. Los antagonismos inhiben a las complementariedades, los conflictos virtuales se actualizan. Las regulaciones fallan o se desarticulan. Es necesario abandonar los programas, hay que inventar estrategias para salir de la crisis. Es necesario, a menudo, abandonar las soluciones que solucionaban las viejas crisis y elaborar soluciones novedosas.” (“Es trivial una máquina de la que, cuando conocemos todos sus inputs, conocemos todos sus outputs; podemos predecir su comportamiento desde el momento que sabemos todo lo que entra en la máquina.”)

“La complejidad no es una receta para conocer lo inesperado.”

“El pensamiento complejo [...] sabe que no podemos programar el descubrimiento, el conocimiento, ni la acción. La complejidad necesita una estrategia.”

” El pensamiento complejo no resuelve, en sí mismo, los problemas, pero constituye una ayuda para la estrategia que puede resolverlos.“ ( )
  txema | Aug 10, 2010 |
L'ambizione del pensiero complesso è quella di rendere conto delle articolazioni tra i settori disciplinari frantumati dal pensiero disgiuntivo (che è uno degli aspetti principali del pensiero semplificante); quest'ultimo isola ciò che separa, e occulta tutto ciò che collega, interagisce, interferisce. In questo senso il pensiero complesso aspira alla conoscenza multidimensionale, ma è consapevole in partenza dell'impossibilità della conoscenza completa: uno degli assiomi della complessità è l'impossibilità, anche teorica, dell'onniscienza. Il pensiero complesso fa proprio il motto di Adorno «la totalità è la non-verità», motto che comporta il riconoscimento di un principio di incompletezza e di incertezza. Ma il suo principio comporta anche il riconoscimento dei legami tra le entità che il nostro pensiero deve necessariamente distinguere, ma non isolare le une dalle altre. Pascal aveva giustamente postulato che tutte le cose sono «causate e causanti, aiutate e aiutanti, mediate e immediate, e che tutte (si tengono tra loro) attraverso un legame naturale e insensibile che lega le più lontane e le più diverse». Pertanto il pensiero complesso è animato da una tensione permanente tra l'aspirazione a un sapere non parcellizato, non settoriale, non riduttivo, e il riconoscimento dell'incompiutezza e dell'incompletezza di ogni conoscenza.

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Veniamo al problema-chiave della differenza tra informazione e conoscenza. Problema-chiave, credo. Mi torna a proposito qui una frase di Elliot: «Qual è la conoscenza che perdiamo nell'informazione e qual è la saggezza che perdiamo nella conoscenza?». Si tratta di livelli di realtà completamente diversi. Dirò che la saggezza è riflessiva, che la conoscenza è organizzatrice e che l'informazione si presenta sotto forma di unità che possono essere indicate, a rigore, sotto forma di bit. Per me la nozione di informazione deve senz'altro essere posta su un piano secondario rispetto all'idea di computazione. Il passaggio dal primo al secondo volume di La Méthode coincide con il passaggio in direzione della dimensione computazionistica.

Qual è la cosa importante? Non è l'informazione, è la computazione che tratta, e direi estrae delle informazioni dall'universo. Sono d'accordo con von Foerster nell'affermare che le informazioni non esistono in natura. Siamo noi che le estraiamo dalla natura; noi trasformiamo gli elementi e gli eventi in segni, strappiamo l'informazione al rumore muovendo dalle ridondanze. Naturalmente le informazioni esistono dal momento in cui ci sono degli esseri viventi che comunicano tra loro e interpretano i loro segni. Ma prima della vita, l'informazione non esiste.

L'informazione presuppone la computazione vivente. Inoltre devo fare una precisazione: la computazione non si riduce al trattamento delle informazioni. La computazione vivente è ai miei occhi una dimensione non digitale. La vita è un'organizzazione computazionistica che, per ciò stesso, comporta una dimensione cognitiva indifferenziata al suo interno. Tale conoscenza non conosce se stessa. Il batterio non sa che cosa conosce, e non sa che cosa sa. L'apparato cerebrale degli animali costituisce un apparato differenziato dalla conoscenza. Non computa gli stimoli smistati e codificati dai ricettori sensoriali; computa le computazioni compiute dai suoi neuroni.

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En este volumen se recogen una serie de ensayos y presentaciones realizadas entre 1976 y 1988.

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