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L'ho riletto dopo 30 anni (minimo) e l'ho vissuto diversamente. Scritto bene, molto bene secondo me: anche se il finale arriva troppo veloce, quasi inatteso (ma forse voleva essere così?).
Poi, si può discutere su persone che vanno a sciare 3 settimane Sankt Moritz nell'inverno del 1944: ma questo è il libro, e questo c'è da spettarsi quando lo si compra.½
 
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sbaldi59 | 3 weitere Rezensionen | Aug 10, 2017 |
Scorrevole e si fa leggere piacevolmente. Non è assolutamente uno spaccato dell'Italia dell'epoca: è uno spaccato dell'alta e privilegiata società dell'epoca.
Considerazioni personali: questo libro è uscito nel 1975, io ne ho memoria dall'anno dopo.
è uscito una manciata di mesi prima che mio padre, con rara lungimiranza, lasciasse la Fiat che iniziava a smantellare e delocalizzare nelle areee depresse d'Italia. Mio padre, che adorava le macchine, e che all'esame per la patente (presa a 16 anni) aveva meravigliato gli ingegneri del ministero, scelse di farsi autista e di sottoporsi a trasferte anche europee. Dopo poco i suoi ex colleghi ebbero la "scelta" se trasferirsi a Pescara o in Sardegna. Uomini di quella generazione, che non sapevano manco bollirsi l'acqua per la pasta, si ritrovarono a dividere un appartamento come studenti, famiglie spezzate, giardinette che solcavano l'Appennino durante il week end con scorte alimentari e panni da lavare. Finiva un mondo.
E il 1975, con tutte le tensioni sociali in piena esplosioni, non era certo un anno adatto per leggere dei piccoli Agnelli e del loro stuolo di tate e governanti inglesi...
La Suni, già nel prologo ricorda come abbia scelto di omettere chi era suo nonno, il Senatore, e cosa la Fiat fosse già allora in Italia. Scelta a mio avviso un po' marpiona perché così fa apparire, in alcune circostanze, la sua famiglia e il suo cognome, vittime di odio e avversione quasi immotivate.
Verso la fine ho avuto pure un moto di rabbia: la crocerossina e ambulanziera Agnelli fa tanto rumore per una sua collega, borghese e di estrazione "partigiana" e che venne scoperta a rivendere a borsa nera la benzina che per le ambulanze era fornita gratuitamente dagli occupanti americani, stigmatizzando il "furto" e lamentando che fosse tollerato da tutti, quando lei stessa e tutta la sua famiglia per 4/5 del libro vanno avanti a colpi di reciproci favori di Casa Reale, famiglia Mussolini-Ciano e ministri vari.
La Suni non voleva aspettare due anni per fare la maturità da privatista, come imponevano le leggi dell'epoca? Presto fatto: con mammà si va a trovare 3 ministri, che presentano la proposta di legge e la fanno approvare, e voila: Suni passa la maturità quando vuole, grazie ad una bella legge ad personam.
Accenna ad una Roma "come sempre privilegiata"... forse perché ha subito solo due bombardamenti. Vorrei capire cosa vivesse davvero lei della città occupata, dall'alto della villa sul Gianicolo....
Città dove non era rimasto un uomo: chi non era in guerra, era in carcere o al confino o imboscato, dove le donne se la dovevano cavare da sole, dove le merci non arrivavano più per le tessere annonarie ma dove imperava la borsa nera da lei tanto vituperata.
 
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ShanaPat | 3 weitere Rezensionen | Jul 1, 2017 |
Gli Agnelli. I principi dell'industria italiana. Una famiglia in cui non è facile essere bimbi, adolescenti, giovani. Lo ricorda bene Susanna Agnelli in questo vivacissimo libro di memorie, che è, a un tempo, una suggestiva raccolta di memorie familiari e un brillante affresco dell'alta società negli anni Trenta e Quaranta.
 
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BiblioLorenzoLodi | 3 weitere Rezensionen | Aug 11, 2013 |
molto divertente, si legge in un lampo e con piacere, può essere innervosente leggere vicende tutte interne a una classe sfacciatamente ricca e di potere. passa bene l'idea che per molte persone la guerra -pur nella drammaticità e l'orrore, possa essere stato un periodo cui si pensa con nostalgia, l'avventura che ora è sparita.
 
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federin31365 | 3 weitere Rezensionen | Nov 15, 2007 |
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