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Über den Autor

John N. Kotre is professor emeritus of psychology at the University of Michigan-Dearborn. He is the author of numerous articles and books including the Story of Everything: A Parable of Creation and Evolution; Make It Count: How to Generate a Legacy That Gives Meaning to Your Life; and White mehr anzeigen Gloves: How We Create Ourselves Through Memory. Kotre was the creator of the award-winning PBS series, Seasons of Life. weniger anzeigen

Beinhaltet die Namen: John N. Kotre, Ph.d John Kotre

Bildnachweis: Photo by Dan Patterson

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L'occasione per scrivere oggi sulla memoria me la offre questo libro che ho ritrovato per caso nella mia biblioteca e che ho acquistato una ventina di anni fa. Nella scatola della memoria di questo scrittore, che è anche un professore di psicologia in una università americana, c'è un paio di guanti bianchi.

Li ha usati per scrivere questo bel libro su come costruiamo i nostri ricordi, per poi creare noi stessi attraverso la memoria. Inizia dicendo che i guanti li ha trovati nella polverosa soffitta della nonna, accanto ad una vecchia scatola nera che conteneva un clarinetto. Quei guanti ingialliti dal tempo sono le chiavi per aprire quella magica scatola della mente umana che custodisce la memoria.

Lascio a chi legge il piacere di immaginare il ricordo del professore sul quale poi ha scritto il suo libro. Le memorie fanno parte di tutti noi in varie forme e modi. Persone, oggetti, luoghi, momenti, eventi, si comprendono e si estendono nello spazio e nel tempo di ognuno di noi. Da sempre la memoria è considerata uno dei più grandi misteri della realtà umana. Com'è che si formano quelle immagini che appaiono e scompaiono nella nostra mente, che ci sforziamo sempre in maniera diversa di mettere insieme e che quasi mai riescono ad essere memorie simili a quelle pensate da un'altra persona?

Ombre troppo lunghe del nostro breve corpo, disse il poeta. Non mi stanco mai di ripetere a me stesso questa frase. Perchè davvero i ricordi sono ombre, nebbie vaganti, a volte ritornano, ma non sono mai gli stessi. Le memorie autobiografiche poi sono quelle più difficili da visitare, anzi rivisitare, perchè, tutto sommato, proprio di questo si tratta. Operazione rischiosa. Si corre il pericolo di essere accettati o respinti, non solo da chi ti legge, ma anche da te stesso. Se, infatti, ti rileggi tempo dopo che le hai scritte, capita che tu stesso non sei daccordo con quello che hai scritto tempo prima.

La memoria è come una biografia, un racconto pubblico. L'autobiografia è come una conversazione avuta con il tuo confessore, il tuo terapista. Tu, steso sul divano, parli e lui ti ascolta. Se hai bisogno di curarti, se vuoi essere aiutato bisogna che tu dica la verità, tutta e soltanto quella. Il punto è proprio questo: come puoi essere sicuro che quello che dici, vedi, pensi, ricotruisci nella tua mente, sia davvero le verità, quello che è successo tempo prima?

E poi, questi ricordi li tiri fuori per consolarti, per comprendere quello che allora non fosti in grado di capire, oppure che non ti fecero capire? Insomma, ci vuole un ego grande quanto l'amore che si ha per se stessi se si vuole che la memoria dica tutta la verità e che i ricordi non diventino fantasie.
"Questi sono a dire il vero i pensieri di tutti gli uomini di ogni età e paese, non sono solo i miei pensieri, se non sono anche i vostri essi non sono niente, o quasi, se essi non sono un enigma e non sono anche la soluzione, non sono niente ..." Così scrive nel suo memorabile "Canto di me stesso" (1855) Walt Whitman. Ma, allora, se le cose stanno così, ogni nostro pensiero che diventa ricordo non ci appartiene, esso fa parte della comunità, l'intera comunità umana, senza distinzione di lingua, colore o religione. Eppure, le biografie e le autobiografie, continuano ad essere l'alimento più ricercato da chi legge e chi scrive.

Tutti quelli che scrivono, in un modo od un altro, facciamo della biografia sia personale che collettiva. Anche chi produce poesie, romanzi, commedie, articoli di giornali, chi scatta fotografie, fa del cinema, scolpisce nel marmo, dipinge una tela, digita su una tastiera come fa questo blogger, tutti, non facciamo altro che parlare di noi stessi e di tutti gli altri.

Per una felice coincidenza, mentre scrivevo questo post facendo ricerche in rete, mi sono imbattuto un una specie di poesia scritta e pubblicata da uno stampatore inglese nel 1652, in una sorta di antologia miscellanea di scritture del tempo. L'autore tipografo avvertiva il lettore:

To the Reader.
All these things heer collected, are not mine,
But divers Grapes, make but one sort of Wine:
So I from many Learned Authours took
The Various Matters Printed in this Book.
What's not mine own, by me shall not be Father'd,
The most part, I in 50. Years have gather'd;
Some things are very good, pick out the best,
Good Wits compil'd them, and I wrote the Rest:
If thou dost buy it, it will quit thy cost,
Read it, and all thy labour is not lost.

JOHN TAYLOR.
LONDON,
Printed in the Yeare, 1652.

---
Al lettore
Tutte le cose qui raccolte non sono mie,
Ma una uva diversa fa il buon vino:
Così io da molti illustri autori ho preso
I vari fatti stampati in questo libro,
Ciò che non è mio, non me ne impossesso,
Gran parte, l'ho raccolta in 50 anni,
Alcune cose sono molto buone, tu scegli le migliori,
Le hanno scritte menti illustri, le altre le ho scritte io,
Se compri il libro, il prezzo te lo ripaga,
Leggilo e la tua fatica non sarà vana.

L'esercizio sia della biografia che dell'autobiografia è molto antico. Platone, Senofonte, Luciano, Giulio Cesare, Marco Aurelio, Cicerone, Plinio, solo per citarne alcuni antichi, passando per santi e peccatori, come il mio grande e preferito Agostino. Ogni biografo e autobiografo ha ragioni diverse, siano esse pratiche, psicologiche, sociali, filosofiche, politiche. Giuseppe di Lampedusa ha scritto in una sua memoria che ad una certa età dovrebbe essere obbligatorio scrivere le proprie memorie, tenendo un diario, un giornale, oppure un blog, come faccio io da "dinosauro digitale".

Egli arriva addirittura a dire che lo Stato dovrebbe imporre una cosa del genere. Si potrebbero in tal modo formare delle infinite biblioteche alle auele le generazioni successive potrebbero accedere per risolvere tutti quei problemi che si trascinano per decenni e secoli senza trovare una soluzione. Non ci sono ricordi, memorie o rimembranze scritte anche da persone insignificanti che non possano essere utili alla comunità umana. Ecco come si spiega che questo blog duri da oltre dieci anni. Se non serve alla comunità, serve al suo blogger per tenersi informato su quello che gira nelle sua testa ogni momento in cui gli viene voglia di scrivere.

Il mio amico Gino De Filippo, muratore, imbianchino, pittore, artista, poeta, scrittore, progettista, che si avvia allegramente verso i suoi novanta anni, continua a scrivere, anche se non pubblica. Riempie quadernoni su quadernoni con la sua scrittura a mano e li consegna a suo figlio per conservarli. E' tutta una vita che ha scritto in ogni maniera possibile, con penna, pennello, scalpello ... Senza guanti bianchi, ahimè!, con la fatica e il sudore della fronte, a futura memoria ...
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AntonioGallo | 1 weitere Rezension | Nov 2, 2017 |
 
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ritaer | 1 weitere Rezension | Jun 8, 2021 |

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