Marco MagriniRezensionen
Autor von The Brain: A User's Manual
Rezensionen
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Come diceva il celebre inventore Thomas Alva Edison, «il corpo serve a portare in giro il cervello». Un modo bizzarro per dire che noi siamo il nostro cervello. Il mondo è popolato da milioni di manuali. Sul sito www.manualsonline.com ce ne sono oltre 700mila, uno per qualsiasi macchina si possa avere:
dalla friggitrice al tosaerba, dallo spazzolino elettrico alla porta del garage. Eppure, in questo microcosmo di informazioni spicciole, non si fa cenno alla macchina più importante che ognuno ha in dotazione.
Il cervello è una macchina. Quantomeno nel senso che compie una complessa serie di calcoli in parallelo per decodificare in tempo reale le informazioni che gli arrivano dalle numerose “periferiche” sensoriali collegate, la più complessa delle quali è la vista. La risposta del cervello può essere paragonata a un algoritmo, come se la mente fosse il software che “gira” sull’hardware dell’encefalo ...
Ma il cervello non è una macchina in senso letterale. Non è né hardware né software. Wetware, lo chiama qualcuno. Dove quel “wet”, bagnato, sottolinea la natura biologica della macchina cerebrale.
È il frutto più meraviglioso – e misterioso – dell’Evoluzione. È meraviglioso perché non c’è nulla, nell’intero universo, che possa eguagliarlo per complessità. Eppure è fatto degli stessi atomi della Tavola periodica che compongono le stelle, pazientemente arrangiati in modo da produrre il pensiero, la parola e l’azione. E quindi un sacco di altre cose: dalla storia alla filosofia, dalla musica alla scienza.
È misterioso perché proprio la scienza – una creazione del cervello stesso – sa di non saperne ancora abbastanza. Cioè quasi nulla.
Non solo non si sa bene come funzioni il cervello, ma non c’è neppure un consenso su cosa sia veramente. Figurarsi se c’è un’intesa su cosa sia la coscienza, la sua caratteristica più strabiliante, la proprietà cerebrale che ha acceso secoli di incomprensioni e di dibattiti furibondi, e non solo fra
teologi e filosofi. A titolo d’esempio, non c’è un’intesa unanime neppure su quella frequente perdita di coscienza chiamata sonno: si contano più di venti teorie alternative sul perché l’encefalo abbia bisogno di addormentarsi (mentre intanto continua a lavorare). Se è per questo, non c’è consenso nemmeno sulla natura dei disturbi del sonno e su alcune sgradite conseguenze, come la depressione. E ovviamente, indovini un po’, non esiste un approccio o un’idea comune sulla depressione. E si potrebbe andare avanti così, all’infinito. Eppure, sappiamo un sacco di cose.
I primi filosofi si chiedevano se la mente risiedesse nel cervello o nel cuore, con esponenti autorevoli come Aristotele che propendevano per il secondo. Oggi sappiamo che il cervello è il centro di controllo del sistema nervoso di tutti i vertebrati e di buona parte degli invertebrati. Sappiamo attraverso quali stadi si è evoluto. Sappiamo di cosa è composto. Sappiamo che conserva il codice genetico in ogni cellula, e sappiamo leggerlo. Abbiamo nuove tecnologie come la fMRI (risonanza magnetica funzionale) o la MEG (magnetoencefalografia) che ci permettono di osservare le attività cognitive mentre avvengono. Stiamo avanzando a rotta di collo nella comprensione retrospettiva dell’intero sistema ....