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Luca Telese

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Luca Telese, noto giornalista di sinistra (è stato anche portavoce del PRC nel 1990), a suo tempo ha compiuto un'opera di grande coraggio e onestà intellettuale con "Cuori neri" (Sperling & Kupfer, 2006). Questo volume, che indaga le vite e le morti di giovani vittime di destra del terrorismo rosso, rappresenta un contributo significativo alla comprensione di un periodo oscuro della storia italiana, che invita a superare le barriere ideologiche e dimostra che la ricerca della verità storica può e deve essere imparziale.

Mi sono avvicinato a "Cuori neri" (che non conoscevo) dopo aver visto un post nel gennaio scorso dello stesso Telese sul suo profilo X (ex Twitter). L'autore ha consigliato la lettura del suo libro in risposta alle polemiche sorte appunto a gennaio di quest'anno riguardo alla commemorazione della strage di Acca Larentia.
Alcuni giornalisti di "la Repubblica" e "La Stampa" hanno cercato di legare queste commemorazioni all'attuale Governo Meloni, attribuendo loro una sorta di sintomo di deriva orbaniana della Nazione, ignorando che esse si svolgono dal 1979, indipendentemente dal colore politico del governo in carica. Telese invitava a rileggere il libro per comprendere Acca Larentia e questo mi ha incuriosito e spinto a esplorare il libro.

La "guerra civile" tra estremisti di destra e sinistra trova le sue radici già nei moti del 1968 per certi aspetti, ma è con il successo elettorale del MSI alle elezioni del 1972 (massimo storico: 12%) che si intensifica. La stampa di sinistra e l'intellighenzia culturale nostrana iniziano una campagna di odio e demonizzazione contro il partito, che culmina in una richiesta di messa fuori legge del MSI. Tale clima di tensione, in un periodo peraltro solcato da voci di golpe e di stragi di civili inermi, alimenta la decisione di una parte del movimento studentesco di ricorrere alla violenza: è un passaggio storico, che a mio parere trova paralleli inquietanti nell'odierna demonizzazione di Giorgia Meloni e nel risorgere di un linguaggio violento da parte di certi settori della sinistra. Del resto, l'attentato a Fico di pochi giorni fa è lì a dimostrarlo.

Telese sottolinea che questo clima di guerra civile è stato, se non tollerato, contrastato in modo inefficace dallo Stato. Le vittime di destra del terrorismo rosso spesso non hanno trovato giustizia: i colpevoli sono stati assolti o mai trovati. L'autore suggerisce che questo caos abbia giovato in fondo alla Democrazia Cristiana, che ha potuto governare senza forti opposizioni con la paura degli "opposti estremismi".

La strage di Acca Larentia del 1978 rappresentò uno snodo cruciale anche per l'eversione nera e la nascita dei NAR. La percezione di uno Stato che non proteggeva i militanti di destra portò alcuni di loro ad abbracciare la lotta armata come forma di reazione violenta. Questo episodio segnò un punto di non ritorno, accendendo una spirale di violenza che coinvolse tutto il paese.

Un aneddoto significativo del clima di quegli anni riguarda poi la scarcerazione degli autori del rogo di Primavalle, in cui morì bruciato vivo un bambino di 10 anni. A Roma, dopo la scarcerazione degli indiziati, si tenne una festa alla quale parteciparono, tra gli altri, Franca Rame e Alberto Moravia, celebrando l'impunità degli autori: un'immagine che illustra tragicamente il clima dell'epoca. Telese fa notare: moralmente, non sono forse meno responsabili di chi versò la benzina nell'appartamento?

Per comprendere il modus operandi violento di certa sinistra anche nei confronti dei propri "esponenti", è illuminante anche l'episodio del concerto di Francesco De Gregori al Palalido di Milano nel 1976. De Gregori fu aggredito da membri della sinistra extraparlamentare, che lo accusarono di strumentalizzare i temi cari alla sinistra e di non destinare i guadagni dei suoi concerti alle lotte dei lavoratori con una sorta di "processo proletario" pubblico, sul palco. Questo episodio di violenza e intimidazione contro un artista mostra come l'estremismo non risparmiava neanche chi, pur essendo di sinistra, non aderiva completamente alla linea dura.

In conclusione, "Cuori neri" è un libro fondamentale per comprendere un periodo storico troppo spesso dimenticato o trascurato. È essenziale che queste storie siano conosciute dalle nuove generazioni, soprattutto in un momento storico in cui si assiste a una nuova demonizzazione della destra, vista come colpevole per il solo fatto di governare. Questo rischio di polarizzazione ideologica è amplificato dalle recenti proteste filopalestinesi e dalle posizioni di certi intellettuali che sembrano rievocare lo spirito dei "cattivi maestri" degli anni '70. Far conoscere queste vicende è un passo necessario per evitare che la storia si ripeta.

Vi invito quindi a leggere "Cuori neri" di Luca Telese, per comprendere meglio le dinamiche passate e presenti della nostra società, e per mantenere viva la memoria di un periodo cruciale della nostra storia recente.

Consigliato ai vari Berizzi, Giannini, Raimo e Mira. A proposito, il "claim" di Raimo per la sua campagna elettorale alle Europee è: "La lotta, amata" che fa il verso esplicito a "La lotta armata". Come si dice in Toscana: burlando, burlando, Arlecchino si confessò. Vuole forse essere spiritoso, in realtà denota un certo abito mentale, intrinsecamente violento. Del resto, lui di recente in TV ha difeso la Salis, portatrice di una "violenza giusta" sulla necessità della quale non perde occasione di portare argomenti

Teniamo alta la barra della democrazia e della convivenza civile, quindi.
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glisquarcini | May 19, 2024 |
L'ho letto come un romanzo appassionante e come un testo da studiare e su cui riflettere.
Prima di commentarlo ho voluto metabolizzare a lungo l'impressione complessa che mi ha lasciato, in bilico tra la ricostruzione documentata e obiettiva di fatti, posizioni e interventi e la frase che campeggia sulla quarta di copertina :
"I comunisti, quando perdono l'idea della rivoluzione, perdono il senso dell'avventura. E i comunisti, quando perdono il senso dell'avventura, diventano gente noiosa e pericolosa." (Gianni Marchetto, sezione PCI di Mirafiori, 2 dicembre 1989).
Questa scelta ha detto a me, che la penso come il compagno Marchetto, che la lettura non mi avrebbe irritata e respinta. Nello stesso tempo, poiché non amo che la verità, ho apprezzato il modo come i fatti son stati raccontati, in maniera rigorosamente separata dall'opinione di chi si è assunto il compito enorme di ricostruire quei drammatici eventi.
Si raccomanda davvero a chiunque abbia voglia di ricordare o conoscere non solo cosa accadde nel giro di due anni nella testa e nel cuore, nella vita stessa di alcuni milioni di uomini e di donne, ma anche nel panorama politico italiano ed europeo.
Preziosi e approfonditi gli spunti collaterali su altri punti nodali della storia del PCI: il Cile e i fatti d'Ungheria, il rapporto con l'Unione Sovietica, la figura di Berlinguer, che sfortunatamente nel 1989 non c'era più, ma anche quelle dei principali protagonisti e comprimari: Napolitano, Ingrao, i quarantenni, la Sinistra dei Club (chi li ha più visti?), il popolo comunista.
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patri50 | Aug 1, 2012 |

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