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L'Italia che legge

von Giovanni Solimine

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Occhialuto, emaciato, con difficoltà a relazionarsi con gli altri, se è un uomo. Se donna, anche racchia e un po' snob. È una caricatura del lettore abituale, certo, ma molto resistente. Un'immagine distorta dovuta al fatto che il 'lettore forte', come l'Istat definisce chi legge almeno un libro al mese, è una persona che non fa parte della maggioranza degli italiani, è fuori dalla 'norma'. Il lettore italiano risponde al profilo medio di un giovane dei centri urbani, sotto i 34 anni, che gode di un certo benessere e fra gli obiettivi di vita ha il miglioramento professionale e culturale. La maggior parte è donna. Poi ci sono 20 milioni di italiani che non leggono libri e fra i non lettori assoluti (né di libri né di giornali) spiccano gli uomini adulti. Perché? Perché nella società italiana si sono affermati valori e stili di vita che evidentemente non riconoscono alla cultura, in particolare quella scritta, un ruolo di primo piano. Le iniziative di promozione del libro sono tante e diffuse sul territorio, basti pensare al Manifesto per la lettura nato nel 2008 grazie all'alleanza fra editori, librai, biblioteche e insegnanti. Ma ancora c'è molto da fare: da una maggiore attenzione al pubblico più giovane allo spostamento del target per la promozione dai cosiddetti lettori 'forti' a quelli 'medi', dal sostegno a scuole e biblioteche al ruolo delle librerie.… (mehr)
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interesting book on Italian reading habits and demographics- despite having been published in 2010, it includes links to statistical data sources that could be useful should you be e.g. considering launching a new service or product

caveat(s):
1. some of the number-crunching mixes up correlation and causation
2. considering the Italian public, and the questions, in some cases answers probably were biased, from how the sources and sample are described (e.g. to improve the self-image of those answering)
3. skip most of the interpretation on the future of books and the impact of new media- it is even internally inconsistent (but there are plenty of books, and even newspapers articles, that amend that weakness)

if you stick to the main theme of the book and ignore the ancillary theorizations, it is worth reading and certainly could inspire looking into the subject- as, beside those interested in publishing, it could help e.g. any start-up willing to sell products or services to consumers in Italy ( )
  aleph123 | Feb 19, 2015 |
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Occhialuto, emaciato, con difficoltà a relazionarsi con gli altri, se è un uomo. Se donna, anche racchia e un po' snob. È una caricatura del lettore abituale, certo, ma molto resistente. Un'immagine distorta dovuta al fatto che il 'lettore forte', come l'Istat definisce chi legge almeno un libro al mese, è una persona che non fa parte della maggioranza degli italiani, è fuori dalla 'norma'. Il lettore italiano risponde al profilo medio di un giovane dei centri urbani, sotto i 34 anni, che gode di un certo benessere e fra gli obiettivi di vita ha il miglioramento professionale e culturale. La maggior parte è donna. Poi ci sono 20 milioni di italiani che non leggono libri e fra i non lettori assoluti (né di libri né di giornali) spiccano gli uomini adulti. Perché? Perché nella società italiana si sono affermati valori e stili di vita che evidentemente non riconoscono alla cultura, in particolare quella scritta, un ruolo di primo piano. Le iniziative di promozione del libro sono tante e diffuse sul territorio, basti pensare al Manifesto per la lettura nato nel 2008 grazie all'alleanza fra editori, librai, biblioteche e insegnanti. Ma ancora c'è molto da fare: da una maggiore attenzione al pubblico più giovane allo spostamento del target per la promozione dai cosiddetti lettori 'forti' a quelli 'medi', dal sostegno a scuole e biblioteche al ruolo delle librerie.

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