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La favola dell'indoeuropeo

von Giovanni Semerano

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Anche questo nuovo volume di Giovanni Semerano rientra nel ciclo dei suoi lavori che mirano a confermare l’intuizione storica secondo cui un vincolo di fraternità culturale lega da cinquemila anni l’Europa all’antica Mesopotamia, l’attuale Iraq, dove fiorirono le inarrivabili civiltà di Sumer, di Akkad, di Babilonia.
L’elemento di congiunzione tra Oriente e Occidente è Sargon: il fondatore della dinastia di Akkad, nel III millennio a.C. Il testo, brillante e chiaro, offre inoltre ricche informazioni nell’in- tento di proporre una diversa chiave interpretativa a una superata classificazione linguistica, la famiglia del così detto indoeuropeo.
Al lettore vengono esposti originali punti di vista, egli sarà certamente sollecitato dall’idea di percorrere inesplorati sentieri filologici seguendo i passi del più indipendente fra gli studiosi contemporanei che il mondo scientifico italiano possa offrirci.

INDICE

Premessa quasi moralistica, ma non troppo
La favola indoeuropea
La favola indoeuropea
La favola degli Indoeuropei
Indoeuropeo, dov’è la tua Vittoria?
L’ora di Filippo Sassetti
In nessuna lingua dei popoli antichissimi che si muovono attorno al nostro continente è traccia del presunto indoeuropeo
Nell’antichità millenaria
Le origini del Caucaso
Gli Hittiti indoeuropei?
Chi erano gli Hurriti?
Iran: la via delle carovane
I Mitanni
Altri popoli e lingue
Il sanscrito: la scrittura della comunità
Dravida: la lingua della comunità
Che ne è dei Luvi?
Celti - Galati
La religione degli antichi popoli
Gli inizi della religione naturalistica
Il dio eterno e l’uomo avviato alla sua fine
Motivi religiosi degli Hittiti, degli Hurriti e di altri popoli del Medio Oriente
Il mondo divino dei Celti
I Germani
Il rogo della memoria
Il mito
Il prezzo del silenzio
Un rapido balzo nel mondo italico ed etrusco
Voci estravaganti
La leggenda di Europa
Un’utile guida
Elementi grammaticali e numerali
Elementi grammaticali
Saggio della numerazione che ignora l’indoeuropeo
Canto per me solo?
Canto per me solo?
Per un doveroso grazie

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Questo nuovo volume di Giovanni Semerano rientra nel ciclo dei suoi lavori che mirano a confermare l’intuizione storica secondo cui un vincolo di fraternità culturale lega da cinquemila anni l’Europa all’antica Mesopotamia, l’attuale Iraq, dove fiorirono le inarrivabili civiltà di Sumer, di Akkad, di Babilonia.
L’elemento di congiunzione tra Oriente e Occidente è Sargon: il fondatore della dinastia di Akkad, nel III millennio a.C. Il testo, brillante e chiaro, offre inoltre ricche informazioni nell’in- tento di proporre una diversa chiave interpretativa a una superata classificazione linguistica, la famiglia del così detto indoeuropeo.
Al lettore vengono esposti originali punti di vista, egli sarà certamente sollecitato dall’idea di percorrere inesplorati sentieri filologici seguendo i passi del più indipendente fra gli studiosi contemporanei che il mondo scientifico italiano possa offrirci.

Vediamo un po qual'è il filo dei ragionamenti svolto dallo studioso.
Si tratta di un grande filologo ed etimologo, ormai ultranovantenne, Giovanni Semerano, secondo il quale la culla delle nostre lingue è la Mesopotamia, dalla quale la cultura, attraverso commerci e migrazioni di popoli, si è irradiata già nel III millennio a.C. verso ovest, nord, sud e nell'VIII sec. a.C. verso l'India.

Questo lungo e paziente lavoro è compendiato in quattro dizionario etimologici pubblicati dall'84 al '94 dalla casa editrice Leo S. Olschki in Firenze, in cui lo studioso comprova le basi semitiche delle lingue indoeuropee.

Giovanni Semerano per tutta la vita, e forse ancora oggi, è stato osteggiato. In un articolo apparso su Repubblica (14 giugno 2001), che ha per titolo «Il linguista che fa tremare l'Accademia», Umberto Galimberti gli rende merito, come avevano già fatto Massimo Cacciari ed Emanuele Severino, oltre ad altri pochi studiosi stranieri. Ed è stato lui che dopo innumeri rifiuti di editori è riuscito a far pubblicare presso la Bruno Mondadori un suo libro L'infinito: un equivoco millenario. Le antiche civiltà del Vicino Oriente e le origini del pensiero greco.

Le lingue semitiche comprendono fra le principali l'accadico, l'ugaritico, il fenicio, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo classico, l'etiopico; e da queste lingue sono derivate tutte le lingue europee antiche e moderne oltre che le lingue slave e tutte le parlate indiane, fra cui, il più noto adattamento è il Brahmi, arrivando persino a comprendervi le lingue amerindiane e quelle polinesiane. Queste sue ricerche sono state sostenute e confermate dalla scoperta nel 1985 ad opera dell'archeologo Vittorio Mathieu delle ventimila tavolette dalla biblioteca di Ebla, in Siria.

Gli studi di Semerano sono partiti soprattutto dai dizionari etimologici indogermanici, nei quali spesso accanto a numerosi lemmi c'era scritto: etimologia sconosciuta. E lui ha voluto affrontare proprio questo sconosciuto e lo ha risolto.

Fra gli infiniti lemmi contenuti nei dizionari di Semerano mi preme, in questi giorni di venti di guerra, sottolinearne alcuni, riducendo all'essenziale l'etimologia.

Ariani deriva dall'accadico aru = andare (cioè nomadismo), da cui l'ebraico aher = forestiero.

Svastica: deriva dell'accadico Sawas = sole e da tebù = avvicinarsi. Scrive a proposito di questa voce Semerano: «Se in passato qualcuno ha potuto fare di un simbolo del sole un oscuro segno di minaccia, oggi la storia disvelata del Vicino Oriente è in grado di dissipare un equivoco tutt'altro che innocente».

Razza: dal neoassiro Harsaa = una razza di cavalli; da cui l'inglese horse = cavallo, il tedesco Ross, l'italiano rozza, cavallo vecchio e pieno di malanni.

York: (da cui New York): deriva dall'accadico agu = acqua, fiume e dall'accadico eberu = traversare l'acqua, da cui il primo nome celtico della città inglese di York: Caer Ebrauc.

Guaglione: deriva dall'accadico qalum = giovane, piccolo; da cui il tedesco klein = piccolo; e la parola etrusca clan che significa servo, garzone.

Jahvè, giove: derivano ambedue, il dio biblico e quello pagano, dal tetragramma Jhwh, ebraico Jom, arabo jaum, accadico uwn = giorno, tempesta. «Il grande dio dei nostri popoli è alle origini il Signore delle tempeste e della luce.»

Anima: «Uno dei misteri, che ha pesato sull'anima, investe le origini di inglese soul, tedesco Seele. Si accostò alla base di sea, see di cui si ignorò l'origine. Realmente soul richiama il mondo degli Inferi, che in ebraico è sol; e Seele «anima» e scopre l'interferenza della base di accadico sillu «ombra». Di che cosa può essere ombra l'anima, se non di quella del nostro corpo, il quale in tedesco Leib deriva dal semitico accadico libbu che indica soprattutto gli organi interni dell'uomo, fra cui il cuore, perciò amore in tedesco si dice Liebe, in russo Liuba. Quindi, penso io: se l'anima è l'ombra del corpo, significa che anche l'amore, oltre che evidentemente la morte sono in ombra; delle ragioni dell'amore e della morte dovrebbero tenere conto tutti i signori delle guerre, grandi o piccoli che siano, che nelle loro propagande guerrafondaie mantengono in ombra queste ragioni.

«Come non scorgere che la componente magos di nomi celtici, ad esempio «Rotomagus» (Rouen), «Noviomagus» (Noyon) è della medesima origine del sardo Macomer, cioè semitica? E' ebraico maqom «stanziamento», «luogo di abitazione». E che altro è la componente Roto-, di «Rotomagus», Rouen, posta sulla Senna, se non semitico accadico ratum, aramaico ebraico rahat? E anche Raetia denota la regione al limite dei grandi fiumi».

Mano: anche l'etimologia latina manus veniva considerata di origine ignota. Deriva invece dall'accadico manu= calcolare. La mano quindi «strumento di calcolo, ragione e uomo, cioè tedesco Mann, Mensch "uomo", quale essere pensante».

[Modificato da Myrddin - Merlino 17/03/2005 12.40]

Giovanni Semerano (1911-2005), filologo, è stato l’allievo dell’ellenista Ettore Bignone all’Università di Firenze, dove ha seguito gli insegnamenti di Giorgio Pasquali, del semitologo Giuseppe Furlani, di Giacomo Devoto e di Bruno Migliorini. È stato autore della monumentale opera Le origini della cultura europea, Olschki, Firenze 1984-1994. Per la Bruno Mondadori ha pubblicato: L'infinito: un equivoco millenario (2001); Il popolo che sconfisse la morte. Gli etruschi e la loro lingua (2003) e La favola dell’indoeuropeo (2005). ( )
  MareMagnum | Mar 25, 2006 |
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