Pare strano questo titolo per un libro dedicato al turismo sostenibile – o etico o responsabile (e già le diverse aggettivazioni non sono senza significato) – dato che questo è nato proprio per favorire un vero incontro con le popolazioni, al di fuori dei circuiti del turismo di massa e dei suoi danni. Ma l’autore non si diverte a sparare a zero, tanto più che il turista e l’accompagnatore di turisti alternativi lo fa da prima di fare l’antropologo. Ci sono però delle analisi da fare, una critica di ciò che accade veramente, sul terreno, senza limitarsi a enunciare delle buone intenzioni. Per quanto riguarda la “sostenibilità”, per esempio, il viaggiatore consapevole non può ignorare che il traffico aereo è responsabile per il 7% dell’effetto serra, oltre all’inquinamento acustico e a incrementare una produzione, quella aeronautica, che dà un buon contributo all’inquinamento industriale. Oppure, anche in tanti viaggi finalizzati all’“incontro”, si finisce poi per discutere «su ciò che si è visto tra i turisti stessi». E avanti di questo passo, con dovizia di esempi e di dati proposti con arguzia. Allora… restare tutti a casa? No, ma prendiamo almeno coscienza che «i destinatari della ricaduta di questo percorso siamo noi, più che i nativi che andiamo a visitare. Si tratta di un percorso proposto e seguito da noi, insomma: un’altra idea del Nord per il Nord». ( )